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COVID 19: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE UN ANNO DOPO LA DICHIARAZIONE DI EMERGENZA. INTERVISTA AL DOTT. ERNESTO BURGIO

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Era il 31 gennaio 2020 quando in Italia venne dichiarato formalmente lo stato di emergenza pre-pandemica, ma per tutto il mese di febbraio poco si fece per prepararsi e per indagare circa la possibile presenza del virus sul territorio nazionale. Purtroppo, alla fine di febbraio alcuni cluster individuati in Lombardia (Codogno) e in Veneto (Vo’) dimostrarono che il virus aveva già raggiunto il nostro Paese e i primi accertamenti epidemiologici confermarono che nei primi epicentri epidemici una parte consistente della popolazione era ormai infetta.

Un anno dopo i dati ci dicono che in Italia abbiamo raggiunto i due milioni e mezzo di casi, di cui due milioni guariti e superato gli 88.000 decessi. In tutto il mondo abbiamo 103 milioni di contagi, di cui 57 guariti, e 2 milioni e 230.000 decessi.

I governi a livello mondiale hanno messo in atto strategie differenti per contrastare la pandemia: ne escono bene gli stati con una medicina territoriale diffusa (Cuba) e quelli che hanno attuato confinamenti prolungati e totali ( Vietnam, Giappone, Nuova Zelanda, Australia).

Molte le aspettative che risiedono ora sui vaccini per contrastare la pandemia, ma molte anche le incognite legate agli stessi vaccini su efficacia e campagne vaccinali su capacita’ di diffusione e tempistica. Le incognite maggiori sono pero’ legate alla riproduzione del virus e alla  “sequenzialita’ delle varianti”, gia’ oltre 400.000 quelle conosciute.

In Italia intanto si prosegue con la politica dei colori. Finalmente, a livello nazionale, l’indice Rt è sceso sotto il valore 1. Il Governo ha quindi firmato un decreto con cui assegna il colore giallo a 16 Regioni e l’arancione alle altre 5, sulla base dell’“algoritmo” che determina i colori utilizzando 21 indicatori. Tuttavia i dati pubblicati giornalmente sul sito della Protezione Civile sembrano disegnare un altro quadro.

“Se, invece dell’indice Rt, si prendesse in considerazione l’indice RDt, utilizzato in Germania dall’Istituto Robert Koch (che lo chiama reproduction number), calcolato sui dati dei nuovi positivi, avremmo potuto verificare che, nello stesso giorno in cui è stato firmato il nuovo decreto, il valore è tornato sopra l’unità, dopo 13 giorni in cui era stato costantemente al di sotto” sottolinea l’Associazione Italiana Epidemiologia in un comunicato aggiungendo “In questo momento in cui l’andamento dell’epidemia sembra contenuto ma, contemporaneamente, si manifestano i primi segnali di una nuova crescita dei contagi, preoccupa una decisione che potrebbe dare alla popolazione l’ennesima falsa impressione che tutto sta finendo”.

Il punto della situazione sull’andamento epidemico con il Dott. Ernesto Burgio esperto di Epigenetica e Biologia Molecolare Ascolta o scarica

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Da Radio Onda d’Urto

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