[In]stabilità
Uno dei migliori esiti delle giornate di mobilitazione romane è stato senza dubbio quello della narrazione comune del 18 e del 19 fatta da tutti i partecipanti alla costruzione delle stesse. Due piazze diverse ma capaci di contenere al loro interno una composizione sociale che a differenti livelli resiste e si rivolta contro le politiche di austerità, tanto da far parlare qualcuno di “poli convergenti”.
Un successo netto, testimoniato dai numeri e dalle rotture provocate in diversi dispositivi di controllo della controparte (ad esempio il discorso sui media), nonchè dalla volontà di tutte le parti di proseguire in un percorso davvero stimolante e necessario per agire contro i molteplici dispositivi di impoverimento sociale portato avanti dal governo e dalla Troika che lo indirizza.
Dispositivi che non accennano a diminuire nella loro intensità assassina; è oggi il caso della legge di stabilità in esame alle camere, che già si preannuncia come l’ennesimo colpo di accetta indiscriminato. La farsa della ripresa economica annunciata con squilli di tromba da Saccomanni è sotto gli occhi di tutti quelli che abbiano un contatto con la realtà, nonchè testimoniata anche da analisi ben condotte come quella riportata qui.
Ci troviamo inoltre in un periodo di sempre maggiore disintegrazione dell’arco partitico e della sua capacità di offrire rappresentanza politica; con il PD in preda alla farsesca disfida tra Renzi e Cuperlo, SEL piegatosi anch’esso al carrozzone del sindaco di Firenze, un PDL alla frutta nello “scontro” tra falchi e colombe e incapace di superare realmente la questione-Berlusconi, una Scelta Civica vero fantasma da cui si è staccato anche il terrificante Monti, una Lega inesistente e un M5S mai più ripresosi dal giorno dell’elezione-bis di Napolitano in cui emersero tutti i suoi limiti.
L’unica risposta ad una composizione sociale che (come dimostrato dal successo del 19o) inizia a intravedere un’alternativa nei percorsi di lotta, sembra allora quella dell’attacco frontale nei suoi confronti, all’insegna del più completo disprezzo.
Via allora all’introduzione di nuove tasse come la Trise, che verranno pagate anche dagli inquilini di appartamenti in affitto. Via all’acquisto di nuovi mezzi militari mentre nessun intervento strutturale sull’edilizia scolastica viene portato avanti (e ciò porta a casi tragici come il crollo della scuola di Torino, a pochi giorni dalla sentenza sulla morte di Vito Scafidi).
Si mettono in campo nuovi tagli all’università, alla faccia dell’anima bella Carrozza e del suo invito alla ribellione, mentre aleggiano sempre tagli alla sanità, paralleli alla svendita del patrimonio pubblico, a nessuna marcia indietro su grandi opere inutili come la Tav e alla consapevole inazione sul terreno abitativo a fronte di migliaia di sfratti pronti a diventare esecutivi.
Sembra quindi che la politica istituzionale acceleri sempre di più il suo percorso verso l’essere corpo separato e nemico del 99%, ignorando completamente anche solo l’ipotesi di scendere un secondo ad ascoltare quello che si muove in basso..da questo punto di vista l’immagine della figura fatta da Carbone del PD a Servizio Pubblico sulla questione NoTav vale piu di mille parole..
Ci sembra utile sottolineare allora l’importanza proprio della nuova mobilitazione NoTav alla luce anche del suo percorso passato. Lo slogan virale “Un centimentro di Tav equivale a..” – lanciato quasi due anni fa – permise di far emergere la correlazione tra la difesa della Valle e la lotta su tanti diversi ambiti: casa, sanità, trasporti..insomma, si anticipava lo spirito della sollevazione e del suo slogan “Una sola grande opera..casa e reddito per tutti!”
Il 16 novembre si pone quindi già come data centrale nel percorso politico avviato in questi mesi non a caso anche da momenti assembleari in territorio valsusino. Ma ogni momento di riappropriazione e di attacco alla casta politica si pone oggi come centrale, in un’opera di attacco alla stabilità della controparte iniziata con il percorso della sollevazione generale.
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