InfoAut
Immagine di copertina per il post

Gaza: Arresti di massa nella scuola dell’Onu. Prigionieri spogliati, bendati e portati via

Catturati a decine nel nord di Gaza, tra loro sfollati, giornalisti, medici. In attesa di identificazione. La Mezzaluna sospende il lavoro a nord, le Nazioni unite prive di mezzi a sud: Gaza ha fame e sete

di Chiara Cruciati da il manifesto

I figli di Adham Abu Khader non mangiano da due giorni. Vivevano a Gaza City, persa la casa sono finiti all’ospedale Shifa. Da lì si sono spostati a Deir al-Balah, poi Khan Yunis. Infine Rafah. «Siamo in otto, senza cibo, acqua, medicine. E nessuna notizia».

La storia di Abu Khader la raccoglie al Jazeera, è l’identica storia di migliaia di famiglie palestinesi. A due mesi dall’inizio dell’operazione israeliana «Spade di ferro», seguita all’attacco di Hamas del 7 ottobre, 1,9 milioni di gazawi sono sfollati. L’86% della popolazione.

IDENTICA è anche la fame. Ieri video sui social mostravano centinaia di persone che a Deir al-Balah si erano ammassate lungo un cancello blu, il colore delle Nazioni unite, in attesa di un po’ di cibo. Nelle settimane scorse, si spingevano contro le barriere, allungavano le braccia, gridavano. Ora stanno lì, in un ordine irreale dettato dalla mancanza di forze, e di speranza.

I numeri della tragedia li ha dati ieri un rapporto del World Food Programme: il 97% degli abitanti del nord di Gaza e l’83% di quelli del sud non hanno cibo a sufficienza, il 90% del nord e il 66% del sud mangia qualcosa un giorno sì e uno no. A nord l’acqua potabile a disposizione ammonta a 1,8 litri, a sud a 1,5. Secondo gli standard dell’Oms ogni persona dovrebbe avere accesso a cento litri di acqua al giorno.

Ma a Gaza ormai è saltata ogni legge umanitaria, e morale. Al flusso ininterrotto di immagini di abusi, si è aggiunta ieri quella di decine di uomini palestinesi, spogliati dei loro vestiti, bendati e fatti inginocchiare dai soldati a Beit Lahiya. «L’esercito sta verificando se tra loro ci sono terroristi di Hamas o del Jihad Islami», riporta l’agenzia israeliana Kan. Tra loro ci sarebbe anche il corrispondente della londinese Al-Araby Diaa Kahlot.

Secondo la sorella, che ha parlato con la Euro-Med Monitor di Ginevra, Kahlot è stato preso mentre stava con la figlia di 7 anni e picchiato. La ong aggiunge che tra i catturati ci sono sfollati, anziani, medici e giornalisti, «una campagna arbitraria di arresti di massa».

Sono stati presi in una scuola dell’Unrwa ed esposti da un Netanyahu in cerca di sopravvivenza come trofei per l’opinione pubblica israeliana. Che continua a essere bombardata di numeri più che di immagini. Gli effetti umani dei raid a tappeto spariscono dalle tv, ci sono solo le immagini spendibili: palazzi distrutti, soldati in azione. Non ci sono i 350 palestinesi uccisi in appena 24 ore ieri, portando il bilancio (non definitivo, impossibile contarli tutti) a 17.177 dal 7 ottobre, senza considerare i 7mila dispersi.

Difficile contarli perché le procedure negli ospedali ancora aperti sono saltate e si opta per le fosse comuni sperando di frenare le epidemie. Ieri la Mezzaluna rossa palestinese ha sospeso le attività nel nord ormai in mano all’esercito israeliano: non ha più benzina per le ambulanze e comunque gli ospedali sono chiusi.

In contemporanea Martin Griffiths, responsabile Onu per gli aiuti umanitari, ha detto che a sud le Nazioni unite non hanno più un centro operativo: «Quello che abbiamo è opportunismo umanitario, provare a raggiungere per le vie ancora accessibili qualche persona bisognosa di cibo o acqua e dargli qualcosa».

GLI FA ECO Oxfam che definisce «impossibile qualsiasi risposta umanitaria in tutta la Striscia», per poi accusare molti paesi di complicità «del massacro di civili, degli sfollamenti forzati e delle atroci sofferenze che stanno vivendo due milioni di persone in trappola».

Sul campo i combattimenti proseguono, con Khan Yunis eletta a nuovo fronte. Non l’unico: ieri per ore sotto una pioggia di bombe è finita Rafah (dove si stanno muovendo gli sfollati che erano a Khan Yunis), riporta il giornalista Tareq Abu Azzoum di al Jazeera. «Tutta la Striscia è sotto attacco – continua – A Khan Yunis numerosi edifici multipiano sono stati spianati. Israele prova a distruggere gli edifici della parte est della città e assumere il controllo del centro, dove ritiene ci sia il quartier generale di Hamas».

Che risponde con i lanciarazzi: ieri, scrive il gruppo su Telegram, avrebbe distrutto 79 blindati israeliani. Bombe israeliane anche a nord: a Jabaliya colpita la moschea al-Awda, a Beit Lahiya – racconta un video girato dagli sfollati – i cecchini hanno circondato una scuola dove si sono rifugiate 7mila persone.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ASSEDIO DI GAZAgazagenocidioisraelepalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le mille balle azzurre di Israele

Un thread su Twitter di Muhammad Shehaba, che mette in fila alcune delle clamorose bugie con cui lo stato di Israele ha cercato di nascondere i suoi crimini. Per i link alle fonti cliccate sulle immagini.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le proteste dei campus per Gaza dimostrano che quando i vertici universitari falliscono, sono gli studenti a guidare

Che gli studenti costruiscano mille accampamenti. Che occupino gli edifici di ogni amministrazione universitaria che si è dimostrata incapace di promuovere un luogo di libera indagine e apprendimento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lettera delle università palestinesi agli studenti e ai docenti degli accampamenti di solidarietà a Gaza nelle istituzioni accademiche statunitensi

In un momento in cui le voci degli oppressi vengono intenzionalmente messe a tacere, la vostra solidarietà funge da faro di speranza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA: Columbia occupata, iniziano le sospensioni, prosegue la repressione poliziesca. Centinaia di arresti

Il campus di New York è off limits anche alla stampa. E i ragazzi erigono le barricate. La Polizia entra a Columbia, centinaia di arresti

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: La polizia sgombera la Sorbona, occupata dagli attivisti in solidarietà con la Palestina

Pochi giorni dopo una manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese a Parigi, la polizia è entrata alla Sorbona per sgomberare gli attivisti che avevano montato delle tende all’interno degli edifici universitari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il pensiero politico e la “New Left” dentro la Repubblica Popolare Cinese

Proprio di questo e in particolare di “New Left” cinese nell’arco degli ultimi decenni parliamo in questa conversazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La lotta per fermare il genocidio nelle università statunitensi: un reportage dall’Università del Texas

Abbiamo tradotto questo interessante reportage apparso su CrimethInc sulle proteste che stanno coinvolgendo i campus degli Stati Uniti contro la complicità del governo USA nel genocidio del popolo palestinese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contestati i ministri della guerra al Politecnico di Torino

Riceviamo e ricondividiamo il comunicato del CUA di Torino sulla contestazione di ieri al convegno istituzionale tenutosi alla sede del Valentino del Politecnico. Ieri mattina un gruppo di student3 dell’Università di Torino ha contestato il convegno a porte chiuse che si è tenuto al castello del Valentino su tecnoscienza e intelligenza artificiale, con ospiti di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: 25 Aprile con la resistenza palestinese

Milano – Per un 25 Aprile con la Palestina, Piazza Duomo h. 13:30.
La Resistenza non è soltanto memoria, ma è oggi. Palestina libera!

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

La truffa del G7: i ministri dei Paesi più industrializzati e inquinanti al mondo annunciano false promesse per fronteggiare la questione climatica.

Riflessioni e valutazioni conclusive di una settimana di mobilitazione, scritte a più mani tra chi ha partecipato al percorso di costruzione della contestazione.

Immagine di copertina per il post
Formazione

La parte del torto

Una riflessione che parte da alcune studentesse e studenti della Sapienza in merito alla mobilitazione per il boicottaggio degli accordi università-Israele.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Contro la vostra “pace” e il vostro “lavoro” la lotta è solo all’inizio

Primo maggio a Torino: con la resistenza palestinese, contro il governo della crisi sociale.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

La contraddizione ecologica e l’opposizione alla guerra: riflessioni sulla mobilitazione contro il G7 Ambiente e Energia.

Le giornate di mobilitazione appena trascorse e quelle che abbiamo di fronte ci dicono alcune cose rispetto alle tendenze dell’oggi, dei soggetti che si muovono, delle lotte che si intrecciano. Prima di pubblicare il contributo di notav.info che ritorna sulle ragioni della mobilitazione verso il G7 Ambiente Energia di Venaria e sulla cronaca delle giornate di lotta, diamo alcuni spunti di riflessione..