GIÙ LE MANI DA EDDY, MIMÌ, MARIA, ANTONIO, CIRO!
Mercoledì 23 febbraio la Questura di Napoli ha inoltrato avvisi orali a Eddy, Mimì, Maria, Antonio, Ciro, appartenenti al Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre” e al Si Cobas Lavoratori Autorganizzati
Il questore in persona “intima di tenere una condotta conforme alla legge” per evitare “l’applicazione di una delle misure di prevenzione previste”.
Non commenteremo le accuse infamanti che arrivano, nel caso di Eddy, già inquisito assieme a Maria per associazione a delinquere, a parlare di non meglio precisate “attività illecite ai fini del proprio sostentamento”, gettando fango sulla sua attività sindacale con il SiCobas al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici.
Consapevoli che non saranno certo queste favolette questurine o i teoremi fantasiosi della magistratura a fermarci, vogliamo sottolineare la cornice politica entro cui si attua tutto ciò.
Nelle ore e nei giorni in cui il mondo sprofonda nella ennesima escalation imperialistica continua l’accanimento giudiziario e la criminalizzazione delle avanguardie del movimento dei/delle disoccupat* e del sindacalismo conflittuale qui a Napoli.
Si prova a distruggere queste esperienze di lotta collettive, utilizzando la repressione come monito chiaro per chiunque avverta la necessità di mobilitarsi in difesa del diritto ad un salario e di condizioni di vita migliori.
I padroni tremano perché molte di queste sfruttate e questi sfruttati hanno deciso di organizzarsi in maniera sempre più convinta mettendo in discussione l’intero sistema sociale ed economico.
Per gli sfruttatori l’unica esigenza diventa quella di prevenire e poi reprimere ogni tentativo di cambiamento.
Se è vero che una lotta contro questi meccanismi repressivi non può essere slegata da una lotta quotidiana contro il sistema economico e sociale che li produce, tra le esigenze immediate resta centrale la necessità di fare quadrato attorno a chi viene represso perché prova a rovesciare lo status quo.
Ci rivolgiamo agli attivisti e alle attiviste, alle realtà di lotta, ai lavoratori e lavoratrici, ai sindacati conflittuali, ai disoccupati e disoccupate, agli studenti e le studentesse, ai comitati di lotta ambientali e territoriali.
Auspichiamo che tanti e tante prendano parola rispetto a questa vergogna.
Facciamo sentire la nostra vicinanza a queste compagne e a questi compagni.
Nessuno/a venga lasciato nelle mani della repressione.
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