InfoAut
Immagine di copertina per il post

Pinochet per un soffio non viene eliminato dal Fpmr

||||

Il 7 settembre 1986 il generale Augusto Pinochet sfugge a un attacco armato a Las Achupallas, a 40 chilometri da Santiago, mentre tornava dalla sua casa di campagna a El Melocoton.

L’attacco, condotto dal gruppo guerrigliero FMPR (Fronte patriottico Manuel Rodriguez), si è concluso con cinque morti e 11 feriti. Tuttavia, l’FPMR non ha raggiunto il suo obiettivo principale: eliminare il dittatore.

L’FPMR decise, alla fine del 1984, di pianificare un attacco per uccidere il generale Pinochet. L’azione si chiamava “Operazione 20th Century” e sarebbe stata sotto il comando di José Valenzuela, Comandante Ernesto, un membro della Direzione nazionale.

L’operazione 20th Century or New Fatherland è stata eseguita da venti membri dell’organizzazione. Nonostante il fatto che l’FPMR sia stato accusato di aver ricevuto armi da Cuba portate in pescherecci e sbarcate in un punto sulla costa nord del paese, le stesse agenzie di sicurezza della dittatura hanno confermato la preparazione locale e autonoma dell’attacco.

Pinochet era solito trascorrere i fine settimana nella sua casa di campagna con parte della famiglia e protetto dalla scorta. Fu quindi deciso che l’attacco avrebbe avuto luogo sulla via del ritorno a Santiago.

Inizialmente, si prevedeva di effettuare l’attacco posizionando esplosivi sull’autostrada presso il circuito di Las Vizcachas, ma l’idea è stata cambiata perché l’esplosivo che sarebbe stato utilizzato è stato sequestrato dalla polizia quando sono stati scoperti gli arsenali clandestini di Carrizal Bajo.

C’è un’altra versione, l’attacco con esplosivi è stato escluso a causa della configurazione della scorta che proteggeva Pinochet, che comprendeva auto blindate molto simili e vetri oscurati. Se si aggiunge l’alta velocità con cui si muoveva il convoglio ci sarebbe stato troppa incertezza su quando far detonare l’esplosivo che aumentava le possibilità di fallimento.

Infine, è stata scelta un’imboscata a Cuesta Las Achupallas. Cesar Bunster e Cecília Magni hanno affittato una casa nelle vicinanze, dove si sono riuniti tutta la squadra e i veicoli che sarebbero stati utilizzati nell’operazione.

Il luogo dell’attacco è stato accuratamente selezionato. Su un lato della strada c’era una collina che dominava l’autostrada. Dall’altro, nello stesso punto, un burrone alto 20 metri. Un veicolo con un rimorchio attaccato bloccherebbe ogni possibile uscita.

L’attacco era previsto per domenica 31 agosto 1986, nel tardo pomeriggio. La sera prima, però, è mancato l’ex presidente Jorge Alessandri e Pinochet ha deciso di rientrare a Santiago all’alba del giorno prima, cosa che non era prevista.

Così la domenica successiva, 7 settembre, intorno alle 18:20, due partecipanti all’attacco, sul ciglio della strada, comunicano telefonicamente con il comandante Ernesto informandolo che il convoglio presidenziale stava passando in quel momento . Il gruppo guerrigliero si dispone sul luogo dell’imboscata.

Alle 18:35, il convoglio presidenziale è arrivato al punto dell’attacco. A Cuesta Las Achupallas è stata intercettata da un gruppo di guerriglieri che, dopo aver lasciato passare i due motociclisti dei Carabineiros, hanno ostacolato il traffico con il rimorchio. Il convoglio è costretto a rallentare e subito viene aperto il fuoco contro la prima vettura. Le auto si stanno avvicinando e altri due gruppi di guerriglieri iniziano a sparare. La scorta non ha potuto comunicare con altre unità di polizia e militari in cerca di rinforzi.

L’auto su cui viaggiavano Pinochet e il nipote, con un’agile manovra del guidatore, gira nella direzione del rientro a El Melocotón, ricevendo ancora l’impatto di un razzo. Riescono a scappare solo con lievi ferite. Cinque della scorta sono morti e 11 sono rimasti feriti. L’attacco è durato dai 5 ai 6 minuti.

La sparatoria è cessata, i militanti delle FPMR, certi di aver raggiunto il proprio obiettivo, riescono ad aggirare la polizia e raggiungere Santiago, rifugiandosi in diverse case di sicurezza.

Subito dopo l’attacco, il governo ha decretato lo stato d’assedio e ha avviato una frenetica ricerca dei responsabili dell’attacco. Si trovano alcuni veicoli e viene identificato solo Cesar Bunster, ma era già all’estero. L’ondata repressiva arresta, tra gli altri, Ricardo Lagos, Germán Correa e Patrício Hales. Diverse persone sono state uccise durante la notte dalla polizia politica, una delle quali il giornalista José Carrasco.

Secondo degli esperti , il fallimento dell’attacco è stato dovuto al fatto che prima è iniziato l’attacco con le armi e poi con il materiale esplosivo quando avrebbe dovuto essere il contrario. Un altro grosso errore è stato l’uso del lanciarazzi LAW sparato a distanza ravvicinata, che gli ha impedito di avere una distanza sufficiente per penetrare nell’auto blindata dove viaggiavano Pinochet e suo nipote.

 

Che cosa è successo quel 7 settembre lo racconta in una intervista rilasciata, anni fa, Juan Carlos, un reduce dell’operazione: ” Le sei e mezza di domenica pomeriggio sette settembre 1986. Venti ragazzi, il più grande non ha trent’ anni, il più piccolo diciassette, attaccano il convoglio militare che accompagna il dittatore cileno nel viaggio di ritorno, alla fine del weekend, dalla residenza sulle Ande, el Melocoton, alla capitale. Uccidono cinque uomini della scorta, incendiano tre auto, e sparano sulle due Mercedes bianche, identiche e blindate, nelle quali si trovano il medico personale del dittatore e Pinochet con il nipotino di nove anni. Alla fine della battaglia gli aggressori sono tutti illesi. Sei verranno arrestati un mese dopo. Quattro verranno uccisi, “giustiziati”, in seguito dalla Cni, la polizia politica. Altri quattro solo identificati. Degli ultimi sei, invece, Pinochet non riuscirà mai a sapere nulla”.Uno di questi è Juan Carlos . L’attentato a Pinochet fu una legittima risposta alla dittatura cilena colpevole d’aver commesso eccidi ed assassinii politici, a cui si aggiungono le migliaia di morti per fame prodotto diretto della economy shock, la dottrina economica neoliberista di Milton Friedman. Quello di Pinochet fu un regime appoggiato dall’imperialismo della triade – Usa, Gran Bretagna ed Israele –, dalla Chiesa cattolica e dalla maggioranza dei partiti democristiani europei.

L’azione del FPMR fu del tutto legittima, ricordare a trenta anni di distanza i militanti caduti è un gesto di coerenza per chi appoggia la causa dei popoli in lotta contro il colonialismo e le dittature, tanto neofasciste quanto neoliberiste.

Che cos’è il Frente Patriotico Manuel Rodriguez ?

Il FPMR è un movimento di liberazione di orientamento marxista-leninista, che si staccò, nei primi anni ’80, dal Partito comunista cileno in polemica col segretario Luis Corvalan sostenitore di una linea di riconciliazione con la borghesia nazionale.

Gerardo, militante del Fronte, spiega: ‘’EL FPMR está inserto dentro de una política del Partido Comunista, y muchos de nosotros éramos militantes de esa tienda. Estábamos en la denominada Política de Rebelión Popular de Masas. El FPMR comienza a tener una existencia propia sólo cuando se separa del partido. Y ocurre porque el PC se quiebra en dos posiciones en esa época: los que están dispuestos a negociar con la dictadura y los que no estábamos dispuestos a ello’’.

La radicalità dello scontro portò i rodrigueristi a rompere con un certo dogmatismo staliniano, abbracciando, nel giro di poco tempo, le posizioni del Movimiento de Izquierda Revolucionaria organizzazione guevarista che si ispirava alle teorie sulla ‘’guerriglia’’ di Ernesto ‘’Che’’ Guevara. Per il Fronte la transizione alla democrazia poteva essere reale solo se accompagnata da una rivoluzione ‘’patriottica ed antimperialista’’ capace di distruggere le strutture di potere pinochetiste e sostituirle con istituzioni democratiche e plurali.

Il 1987 fu l’anno della rottura definitiva del FPMR col Partito comunista cileno il quale propose una iimprobabile ‘’transizione democratica’’.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Lavoro: maxi-sequestro a GS (Gruppo Carrefour). Quale futuro attende lavoratori e lavoratrici?

Si arricchisce di ulteriori dettagli il maxisequestro della Procura di Milano (65 milioni di euro) a Gs spa, il gruppo di 1.500 supermercati italiani di proprietà del colosso francese Carrefour.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attacco iraniano a Israele: quali conseguenze per il Libano?

Lo Stato ebraico potrebbe intensificare la lotta contro Hezbollah, ma secondo gli esperti una guerra aperta sul territorio libanese è improbabile.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sapienza: un racconto della giornata di ieri (17 aprile)

Il 17 aprile in Sapienza è stata una giornata di lotta e smascheramento dei rapporti che l’università coltiva (e non vuole interrompere) con la guerra e Israele.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa vuol dire un’università libera?

In TV e sui giornali si è scatenata la canea mediatica nei confronti degli studenti e delle studentesse universitarie che richiedono la fine degli accordi di ricerca militari o di dual use con le università israeliane.

Immagine di copertina per il post
Culture

Altri Mondi / Altri Modi – Conclusa la seconda edizione. Video e Podcast degli incontri

La seconda edizione del Festival Altri Mondi/Altri Modi si è chiusa. E’ stata un’edizione intensa e ricca di spunti: sei giorni di dibattiti, musica, spettacoli, socialità ed arte all’insegna di un interrogativo comune, come trovare nuove strade per uscire dal sistema di oppressione, guerra e violenza che condiziona quotidianamente le nostre vite?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Paese Mapuche: il popolo mapuche convoca una marcia a Temuco contro un megaprogetto elettrico

Viene convocata anche per chiedere la fine della promulgazione e dell’applicazione di leggi che cercano di fronteggiare i genuini processi di rivendicazione territoriale che comunità e Pu lof portano avanti in attesa della ricostruzione e liberazione nazionale mapuche.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Gavio e ndrangheta. Le mani dei boss del cemento su TAV ed autostrada

Facciamo il punto su quanto emerso finora dall’indagine Echidna che ha scoperchiato il vaso di pandora dei rapporti tra politica, criminalità organizzata e imprenditori in Piemonte nel segno del cemento.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Torino: 23 aprile corteo contro il convegno vergognoso del Politecnico

Condividiamo di seguito l’appello degli studenti e delle studentesse universitarie torinesi mobilitati in sostegno al popolo palestinese in vista del convegno che si terrà il 23 aprile al Politecnico alla presenza del Ministro Tajani, di Eni e MAECI.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cronaca e riflessioni sulla mobilitazione per la Palestina a Pisa

In questi mesi Pisa, come molte altre città d’Italia, ha visto e continua a vedere un’intensa e articolata mobilitazione per la libertà della Palestina e per lo stop al genocidio. Dallo scorso autunno, sin dall’intensificarsi dell’offensiva israeliana sulla Palestina e la ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo il 7 ottobre, giovani e studentǝ della città […]

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Obbligati a produrre rifiuti e a devastare i nostri territori: il caso di Valledora.

Oggi il sistema ci impone non solo di essere consumatori di prodotti, ma anche produttori di rifiuti: senza tregua e senza alcuna possibilità di sottrarci a questo ruolo quotidiano obbligato, per quanto frugali cerchiamo di essere.