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Convegno delle avanguardie studentesche e operaie

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Il 26 e 27 luglio 1969, convocato dall’Assemblea operai-studenti di Torino, si svolge un convegno nazionale delle avanguardie operaie al Palazzetto dello sport a Torino. Doveva essere un grande momento unificante in vista dell’autunno, rappresenterà la data di nascita delle due principali organizzazioni dell’autonomia operaia: Potere Operaio e Lotta Continua.

Nella primavera del ’69, gruppi di militanti del Potere operaio toscano e del Movimento studentesco torinese affluiscono alle porte di Mirafiori dove è in atto una durissima offensiva operaia nata e cresciuta del tutto al di fuori del controllo sindacale.

Il settimanale “La Classe”, realizzato da un gruppo composto essenzialmente da elementi del Potere operaio veneto-emiliano e del Movimento studentesco romano, interviene alla Fiat già da qualche settimana e diventa in giugno l’organo di stampa dell’assemblea permanente operai-studenti, che raduna i quadri operai che dirigono le varie lotte nei reparti e tutti i raggruppamenti studenteschi.

Dopo la battaglia di corso Traiano, in occasione di uno sciopero sindacale per la riforma delle pensioni all’inizio di luglio, l’assemblea convoca per la fine del mese un convegno nazionale delle avanguardie di fabbrica.

Al convegno il gruppo di “La Classe” e quello formato da Il potere operaio toscano unito agli studenti torinesi si dividono.

La linea proposta da “La Classe” viene giudicata “economicista”, a una strategia che vuole identificare obiettivi capaci di disarticolare il piano del capitale e di convogliare il rifiuto operaio del lavoro, i toscani e i torinesi contrappongono un progetto che punta essenzialmente sulla crescita della coscienza antagonista operaia attraverso una mobilitazione continua e qualificata.

Nell’estate si forma, intorno a questa seconda posizione, uno schieramento che comprende anche una parte integrante del movimento trentino e dei quadri studenteschi della Cattolica di Milano.

Il gruppo decide la pubblicazione di un giornale nazionale, che riprende nel titolo lo slogan fisso adottato nei volantini dell’assemblea operai- studenti torinese: “Lotta continua”.

In novembre escono due numeri zero e poi il regolare numero uno del nuovo settimanale.

La maggior parte dello spazio è dedicata al bollettino delle lotte operaie studentesche.

Nel secondo numero compare nel paginone centrale un lungo pezzo teorico, “Troppo e troppo poco”, che chiarisce il punto di vista di L.C. sul nodo dell’organizzazione: “[…] Quello che diventa chiaro è che le organizzazioni tradizionali hanno potuto tradire gli interessi della classe solo perché sono riuscite a spegnere l’iniziativa diretta delle masse […].

Allora la nuova organizzazione deve garantire in primo luogo questo: che non si riproduca un meccanismo di potere fondato sull’inerzia e sulla passività, ma si solleciti nel massimo di disciplina collettiva e di solidarietà il massimo di emancipazione reale degli sfruttati […]. “Ma non tutti gli sfruttati hanno lo stesso grado di coscienza […]. Una minoranza, che è più attiva e combattiva nella lotta di massa, che sa meglio esprimere le esigenze e indirizzarne la forza, è già disposta a esercitare il suo impegno anche al di fuori della situazione particolare di lotta nella quale si è formata […]

Dalla Classe a Potere Operaio

Alla fine del luglio ’69 si tiene a Torino il convegno dei comitati e delle avanguardie operaie. L’obiettivo, dopo il grande ciclo di lotte autonome alla Fiat nella primavera, è di costruire un’organizzazione rivoluzionaria nazionale. Il convegno è organizzato dal settimanale “La Classe”, in circolazione da maggio, che ha svolto un ruolo determinante nel coordinare a livello cittadino le lotte dei vari reparti Fiat. Il progetto unitario però fallisce e le due principali correnti che avevano dato vita all’assemblea operai-studenti di Torino, centro organizzativo delle lotte autonome nei mesi precedenti, escono dal convegno divise. Da un lato il gruppo di “La Classe”, dall’altro i militanti del gruppo toscano Il potere operaio e il Movimento studentesco torinese.

I motivi della divisione non sono esenti da personalismi, ma riguardano anche questioni più sostanziali. “La Classe” punta sul carattere politico degli obiettivi salariali, sulla direzione operaia dello scontro sociale sulla lotta contro il lavoro. Durante l’estate il gruppo di “La Classe” dà vita a Potere operaio, con centri forti a Roma e nel Veneto, dove confluiscono nel gruppo i quadri che già da anni intervengono negli stabilimenti di Porto Marghera.

Il primo numero del giornale esce in settembre l’editoriale è intitolato “Da La Classe a Potere operaio” e illustra le posizioni del gruppo: “[…] va detto chiaramente che esiste un salto dal discorso portato avanti con ‘La Classe’ a quello che si intende impostare con Potere operaio. Non è un salto determinato in astratto, ma provocato dal livello delle lotte e in primo luogo dalle urgenze d’organizzazione […]. “Diciamolo chiaramente: Agnelli ha scoperto i limiti della ‘lotta continua’, del blocco della produzione, benché questa prospettiva lo terrorizzi al punto di fargli perdere la testa […] è necessario quindi andare oltre la gestione operaia della lotta di fabbrica, oltre l’organizzazione dell’autonomia, per impostare una direzione operaia sull’imminente, sul presente e sul futuro ciclo di lotte sociali. Il semplice coordinamento non basta più, l’unificazione degli obiettivi non è più sufficiente […]. “Che significa direzione operaia su questo ciclo di lotte? Significa innanzitutto assicurare nei fatti l’egemonia della lotta operaia sulla lotta studentesca e proletaria.

“La fine dell’autonomia del movimento studentesco, come organizzazione specifica articolata in varie tendenze (operaista, m-l, anarchica) è stata decretata proprio dall’esperienza torinese dell’assemblea permanente operai-studenti […]. “E’ perfino superfluo dire che Potere operaio rifiuta di presentarsi come organo delle presenti o ancor più future assemblee operai/studenti, sia per l’assurdità che per la scorrettezza di un progetto di questo tipo. La battaglia di linea per la creazione di una direzione operaia del ciclo di lotte è un’altra cosa. Innanzitutto richiede una sede e un raggio d’intervento dei quadri operai che non sia limitato all’organizzazione della lotta in fabbrica: ma non è certo una teoria dei quadri che può garantire una direzione politica.

È il problema del rapporto tra autonomia e organizzazione, è il ruolo delle avanguardie di classe, è il complesso rapporto che lega lotte operaie e lotte di popolo in generale, che va affrontato […]. “Organizzazione del rifiuto del lavoro, organizzazione politica operaia […] ieri il problema era quello della lotta continua, oggi il problema è quello della lotta continua e della lotta organizzata […]. “Perché allora Potere operaio? Non certo per raccogliere una parola d’ordine o una denominazione dei gruppi minoritari degli anni sessanta.

Al contrario. Potere operaio per cogliere la dinamica della lotta di massa di classe operaia degli anni sessanta, per conquistare questa formidabile spinta all’organizzazione operaia complessiva, da centro la lotta di massa, per l’organizzazione soggettiva, per pianificare, guidare, dirigere le lotte operaie di massa […]. “L’urgenza operaia della direzione dello scontro rivoluzionario contro l’organizzazione capitalistica del lavoro è quindi la chiave di volta per interpretare la nostra assunzione del grido Potere operaio: come costruzione effettiva dentro la lotta di classe, attraverso la lotta di massa, della direzione politica, della organizzazione operaia della rivoluzione.” “Potere operaio” continuerà a uscire fino allo scioglimento del gruppo, alla fine del ’73, con scadenza prima quindicinale poi mensile.

 

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