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Lettera a Tatiana di Antonio Gramsci

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Carissima Tania,

ho ricevuto la settimana scorsa una tua cartolina e una tua lettera insieme alla lettera di Giulia.

Voglio rassicurarti per ciò che riguarda la mia salute: sto abbastanza bene, proprio sul serio. In questa ultima settimana mangio poi con una diligenza che sorprende me stesso: sono riuscito a farmi mandare il cibo quasi del tutto come piace a me e credo di essere persino ingrassato. Inoltre da qualche tempo dedico un po’ di tempo, tanto al mattino come al pomeriggio, alla ginnastica; ginnastica da camera, che non credo sia molto razionale, ma che tuttavia mi giova moltissimo, secondo la mia impressione. Faccio cosí: cerco di fare dei movimenti che diano impulso a tutti gli arti e a tutti i muscoli, ordinatamente e cercando ogni settimana di aumentare di qualche unità il numero dei movimenti; che ciò sia utile è dimostrato, secondo me, dal fatto che nei primi giorni mi sentivo tutto indolenzito e non potevo fare un certo movimento se non pochissime volte, mentre adesso sono già riuscito a triplicare il numero dei movimenti senza risentire nessuna noia. Credo che questa innovazione mi abbia giovato anche psicologicamente, distraendomi specialmente dalle letture troppo insulse e fatte solo per ammazzare il tempo. Non devi neanche credere che io studii troppo. Un vero e proprio studio credo che mi sia impossibile, per tante ragioni, non solo psicologiche, ma anche tecniche; mi è molto difficile abbandonarmi completamente a un argomento o a una materia e sprofondarmi solo in essa, proprio come si fa quando si studia sul serio, in modo da cogliere tutti i rapporti possibili e connetterli armonicamente. Qualche cosa in tal senso forse incomincia ad avvenire per lo studio delle lingue, che cerco di fare sistematicamente, cioè non trascurando nessun elemento grammaticale, come non avevo mai fatto sinora, poiché mi ero accontentato di sapere quanto bastava per parlare e specialmente per leggere. Perciò finora non ti ho scritto di mandarmi nessun dizionario: il dizionario tedesco del Kohler che mi avevi mandato ad Ustica è stato perduto dai miei amici di colà; ti scriverò di mandarmi l’altro dizionario, quello sistema Langescheid, quando avrò studiato tutta la grammatica; allora ti scriverò di mandarmi anche i Gespräche di Goethe con Eckermann, per farvi su delle analisi di sintassi e di stile e non solo per leggerli; ora leggo le novelline dei fratelli Grimm che sono elementarissime. Sono proprio deciso a fare dello studio delle lingue la mia occupazione predominante; voglio sistematicamente riprendere, dopo il tedesco e il russo, l’inglese, lo spagnolo e il portoghese che avevo studiacchiato negli anni scorsi; inoltre il rumeno, che avevo studiato all’università solo nella sua parte neolatina e che ora penso di poter studiare completamente, cioè anche per la parte slava del suo dizionario (che poi è piú del 50% del vocabolario rumeno). Come vedi, tutto ciò dimostra che sono completamente tranquillo anche psicologicamente; infatti non soffro piú di nervosismo e di accessi di sorda collera come nei primi tempi; sono acclimatato e il tempo mi scorre abbastanza in fretta; lo calcolo a settimane e non a giorni e il lunedí è il punto di riferimento, perché scrivo e mi faccio la barba, operazioni eminentemente topiche.

Ti voglio fare un catalogo della mia biblioteca permanente, cioè dei libri di mia proprietà, che scorro continuamente e che cerco di studiare. Vediamo. Il Corso di Scienza delle Finanze dell’Einaudi, ecco un solido libro da digerire sistematicamente. Di finanza ho ancora: Gli ordinamenti finanziari italiani, raccolta di lezioni fatte all’Università di Roma da tecnici dell’amministrazione statale; ottimo libro e di grande interesse. Una Storia dell’Inflazione, scritta dal Lewinsohn, molto interessante, sebbene di tipo giornalistico. Un libro sulla Stabilizzazione monetaria nel Belgio scritto dal ministro Frank. Di economia non ho nessun testo: avevo ad Ustica quello ottimo del Marshall, ma i miei amici se lo sono trattenuto loro. Ho però le Prospettive economiche del Mortara per il 1927; l’Inchiesta Agraria di Stefano Jacini; il libro di Ford Oggi e domani che mi diverte assai, perché Ford, se è un grande industriale, mi pare assai comico come

teorizzatore; il libro del Prato sulla struttura economica del Piemonte e di Torino e un fascicolo degli «Annali di Economia» con una ricerca molto diligente sulla struttura economica del Vercellese (zona del riso italiano) e una serie di conferenze sulla situazione economica inglese (c’è anche una conferenza del Loria). Di storia ho pochissimo e cosí di letteratura: un libro di Gioacchino Volpe sugli ultimi 50 anni di storia italiana, di attualità però, di carattere piuttosto polemico, La storia della lett. ital. e i Saggi critici del De Sanctis. Quelli che avevo ad Ustica li ho dovuti lasciare agli amici di colà, che si trovavano anche loro a mal partito.

Ti ho voluto scrivere tutto questo perché mi pare sia il mezzo migliore perché tanto tu quanto Giulia vi facciate un’idea almeno approssimativa della mia vita e del corso ordinario dei miei pensieri. D’altronde non dovete pensare che sia completamente solo e isolato; ogni giorno, in un modo o nell’altro, c’è qualche movimento. Al mattino c’è il passeggio; quando mi capita una buona posizione di cortiletto, osservo le facce di quelli che vanno e vengono ad occupare gli altri cortiletti. Poi vendono i giornali permessi a tutti i detenuti. Al ritorno in cella, mi portano i giornali politici di cui mi è concessa la lettura; poi c’è la spesa, poi portano la spesa fatta il giorno prima, poi portano la colazione ecc. ecc. Insomma si vedono continuamente delle faccie nuove, ognuna delle quali nasconde una personalità da indovinare. D’altronde, potrei, rinunziando alla lettura dei giornali politici, stare in compagnia di altri detenuti per 4 o 5 ore al giorno. Ci ho pensato un po’, ma poi mi sono deciso a star solo mantenendo la lettura dei giornali; una compagnia occasionale mi divertirebbe per qualche giorno, forse per qualche settimana, ma poi, con ogni probabilità, non riuscirebbe a sostituire la lettura dei giornali. Cosa ve ne pare? O forse la compagnia, in sé e per sé, vi pare un elemento psicologico da apprezzare di piú? Tania, come medichessa, devi darmi tu un consiglio proprio tecnico, poiché è possibile che io non sia in grado di giudicare con la oggettività che forse sarebbe necessaria.

Ecco dunque la struttura generale della mia vita e dei miei pensieri. Non voglio parlare dei miei pensieri in quanto sono diretti a voi tutti e ai bambini: questa parte dovete immaginarla, e credo che la sentiate.

Cara Tania, nella tua cartolina mi parli ancora della tua venuta a Milano e della possibilità che ci vediamo a colloquio. Sarà proprio da vero questa volta? Sai che oramai da piú di sei mesi non vedo nessun familiare? Questa volta ti aspetto sul serio. Abbracci.

 

Antonio

 

Milano prigione di San Vittore

 

 

 

 

 

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