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Berlino respinge lo Scià, la polizia uccide Benno Ohnesorg

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Il 2 giugno 1967 lo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, salito al potere nel 1953 grazie ad un colpo di stato sponsorizzato da Stati Uniti e Gran Bretagna, visita Berlino ovest . Il viaggio del monarca è rigettato dal Movimento studentesco e da una larga fascia della popolazione tedesca, che vede nella sua figura un’emanazione della politica imperialista occidentale, ormai da alcuni anni impegnata nella guerra genocida contro il Vietnam del Nord.

 

L’accoglienza a Reza Pahlavi e a sua moglie Farah Diba è da subito calda: già dal mattino si assiste a manifestazioni contrapposte tra oppositori (per lo più iraniani in esilio, ampiamente supportati dagli studenti tedeschi) e sostenitori dello Scià, questi ultimi prevalentemente rappresentati dagli uomini della sicurezza del regime persiano (SAVAK), veri e propri picchiatori paramilitari armati di mazze e bastoni. Il momento di tensione più alta nella prima parte della giornata si registra di fronte al municipio di Schöneberg, la sede del Comune della Berlino occidentale, con tafferugli e lancio di oggetti.

In serata, la coppia imperiale si dirige verso la Deutsche Oper per assistere ad un rappresentazione del “Flauto Magico”. Rapidamente si raccoglie di fronte al teatro una vasta folla di manifestanti, che accompagna l’ingresso dello Scià con cori e lanci di uova. Intorno alle otto e mezza, quando la cerimonia è ormai cominciata, la polizia e il SAVAK caricano brutalmente il corteo (in maniera piuttosto insensata, soprattutto se ci si rapporta alla reale minaccia rappresentata in quell’occasione dagli studenti, il cui movimento aveva assunto posizioni pacifiche e non violente), con abbondante utilizzo di lacrimogeni e manganelli. Durante gli scontri, un agente si lancia all’inseguimento di quello che viene identificato come il “capo degli agitatori”, portandosi al seguito anche l’ispettore in borghese Karl-Heinz Kurras, del primo reparto della polizia politica. E’ proprio quest’ultimo che fa fuoco da distanza ravvicinata con una pistola calibro 7,65 senza sicura, colpendo alla testa e uccidendo sul colpo lo studente tedesco Benno Ohnesorg.

Molte supposizioni e teorie complottiste sono emerse negli ultimi anni riguardo alla figura dell’agente Kurras. L’ipotesi più suggestiva è sicuramente quella che lo identifica come membro del Sed (il Partito comunista della Germania est) e collaboratore “non ufficiale” della Stasi, così da inserire l’uccisione di Ohnesorg in un machiavellico piano sovietico che puntava a minare le basi della RFT tramite la manipolazione dei nascenti movimenti rivoluzionari.

 

Di tutte queste congetture, a noi rimangono i fatti concreti: il poliziotto Kurras non verrà mai giudicato colpevole di omicidio volontario né mai condannato in sede giudiziaria, come molti altri suoi colleghi provenienti dalle file ultraconservatrici della polizia tedesco-occidentale.

Le conseguenze politiche della funesta visita dello Scià di Persia non tardarono a farsi sentire all’interno del Movimento. Il movimento della Sds, la lega tedesca degli studenti socialisti, teorizzò una linea di continuità fra lo stato tedesco occidentale e i suoi apparati di sicurezza, polizia in primis, con il Terzo Reich, mentre alcune frange anarchiche diedero vita, pochi mesi dopo, alla prima organizzazione rivoluzionaria armata della Germania occidentale, il Movimento 2 giugno.

La consapevolezza di essere arrivati ad un momento di svolta nella vita politica di quegli anni coinvolse anche la nota giornalista di sinistra Ulrike Meinhof che, consapevole del fatto che il suo mestiere di riportare semplicemente gli eventi che accadono non riuscirà a portare nessun cambiamento reale, decide di trasferirsi a Berlino. Qui cresce il suo coinvolgimento all’interno del movimento studentesco antiautoritario e anticapitalista, e rimane particolarmente colpita in positivo dalla decisione di Gudrun Ensslin e del fidanzato Andreas Baader (anche loro appartenenti al movimento studentesco) di incendiare un grande magazzino come segno di protesta contro la guerra in Vietnam. Proprio Gudrun Ensslin aveva esternato forti preoccupazioni dopo l’uccisione di Benno Ohnesorg: “Ci uccideranno tutti. Sapete bene con quale tipo di maiali stiamo combattendo. Questa è la generazione di Auschwitz. Non si può discutere con le persone responsabili di Auschwitz. Loro hanno le armi e noi no. Dobbiamo armarci!”. Il contatto fra i tre e il successivo coinvolgimento di Ulrike Meinhof nell’evasione di Andreas Baader daranno vita alla Rote Armee Fraktion (RAF), il più longevo gruppo armato comunista della Repubblica Federale Tedesca.

 

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