InfoAut
Immagine di copertina per il post

Trump presidente?

Pubblichiamo l’editoriale di Insurgent Notes tradotto in italiano dalla loro redazione. L’articolo propone un utile punto di vista per comprendere dall’interno lo scenario delle prossime elezioni presidenziali statunitensi. E’ in particolare all’interno della complessa geografia delle classi e delle razze nel nordamerica, nel contesto di transizione del sistema produttivo e degli effetti locali del processo di globalizzazione neoliberale, che viene collocata l’ascesa di Trump. Legando il voto di novembre a quanto si sta verificando anche nel continente europeo, l’articolo si conclude mostrando un’altra similitudine che possiamo cogliere alle nostre latitudini. Ossia come quella che oggi si definisce come “sinistra” sia parte dello stesso campo di gioco di cui Trump e il cosiddetto “populismo di destra” non sono che differenti facce di una stessa medaglia. (http://insurgentnotes.com/2016/10/editorial-president-trump/).

Buona lettura.

Potrebbe proprio succedere. Ciò che sembrava, un anno fa, come una candidatura da spettacolo, è ora un vincitore plausibile nell’anno politico più selvaggio dal 1968 (e c’è ancora la prossima “sorpresa di ottobre”).

Qualunque cosa accada, il vecchio sistema dei partiti degli Stati Uniti è rotto. Donald Trump non è assimilabile ad alcun candidato presidenziale a memoria d’uomo. Come bisogna risalire all’indietro, esattamente fino a Eugene Debs per trovare un candidato apparentemente radicale come Bernie Sanders, così, trovare un precursore serio di Trump è ancora più difficile. La tranquilla eclissi di Sanders in agosto ha garantito che milioni di suoi ex-tifosi rimarranno a casa o voteranno per il partito dei verdi. La rispettabile società ufficiale, compresa una buona fetta dell’establishment repubblicano e persino i militari normalmente “apolitici”, sono in ritirata o apertamente sostengono la Clinton. Generali, diplomatici, esperti di politica estera e il New York Times: tutti d’accordo sul fatto che una presidenza di Trump sarà un disastro. Il Financial Times versa lacrime sull’eventuale scomparsa dell’ordine mondiale “internazionalista” (leggi: dominato dagli USA) in atto dal 1945. Dichiarazioni di questo genere non fanno nessuna differenza; anzi, esse aggiungono soltanto credenziali “anti-establishment” a Trump e al suo stile brioso.

La situazione presenta importanti parallelismi con la votazione sul Brexit in Gran Bretagna nel mese di giugno: lì, l’intero establishment politico e accademico, “sinistra” o “destra”, sì è espresso chiaramente sul “rimanere” nell’Unione europea, e qualcosa di molto simile ad un voto di classe (anche se misto con altri elementi meno significativi) è stata la risposta, che ha preso la forma di un gran dito medio. Ecco cosa bolle in pentola negli Stati Uniti.

Quel che si sta verificando è niente meno che un referendum (molto) distorto sugli ultimi quarantacinque anni della politica e della società americana, e coloro che percepiscono di essere arrivati all’imminente fine del “libero commercio” e della “globalizzazione” pensano di aver trovato finalmente una voce, seppur sulla base del programma economico di Trump che, così com’è, è una chimera. Proprio come in Francia o in Gran Bretagna, il nuovo populismo di destra non fa le sue incursioni via cavo nei centri yuppie metropolitani di Parigi o Londra, ma piuttosto nel passare su medie e piccole cittadine, incluse città dove la gentrificazione ha costretto l’ex classe operaia urbana a trasferirsi. Così è negli Stati Uniti, dove Trump non gioca bene nell’area della Baia di San Francisco o a New York City, ma nella media, nella piccola cittadina, e nelle aree rurali di “inutilità” (1).
Potremmo anche vedere l’ascesa del populismo autoritario in stile Trump in un contesto globale inquietante, quello che include i successi in corso dell’estrema destra in Europa occidentale (Francia, Scandinavia, Austria ed ora in Germania), in Europa orientale, con in testa Ungheria e Polonia, insieme alla Russia di Putin, la Turchia di Erdogan e, più recentemente, Duterte nelle Filippine. Un’onda di destra ha anche spazzato via o indebolito la maggior parte dei governi “progressisti”, guidati da Argentina e Brasile, che ha dominato l’America Latina negli ultimi decenni.
Forse è da notare che, comprensibilmente, negli strati sociali della “classe media” d’America, la classe operaia bianca viene trattata e coccolata come l’arbitro finale di questa elezione. La politica del 2016 è talmente senza precedenti che l’ideologia mainstream improvvisamente sente il bisogno di parlare apertamente sul fatto che la classe operaia è già sparita o viene trattata come si deve. I burocrati sindacali della UAW e della AFL-CIO spingono forte per Richard Trumka presidente muovendosi qua e là per convincere la base sindacale a non votare per Trump.
Trump, per parte sua, quando è in grado di restare “in argomento”, ha fatto discorsi lucidi in modo disarmante (2) su quello che è successo ai lavoratori nella roccaforte già decimata dell’industria di massa, gli “stati in bilico” chiave del Midwest. La classe operaia bianca scarsamente produttiva della ex industria di massa dell’automobile in Virginia e Nord Carolina è anche una preda facile per Trump(3), per non parlare dei minatori del West Virginia ed ex-minatori esclusi dall’agenda “verde” di Clinton.

E perché dovremmo essere sorpresi, quando la principale cosa sorprendente è che per la prima volta un candidato di un partito importante si è preoccupato di parlare direttamente con tali lavoratori su ciò che è successo a loro negli ultimi decenni, in contrasto con la retorica del benessere di Walter Mondale e Bill Clinton e ora di Hillary Clinton? Dicendo che “l’America non ha smesso mai di essere grande”, come fanno Hillary Clinton e i democratici, questa è già un’ideologia omicida, ed è ancora una più fredda consolazione per i lavoratori dell’ ex roccaforte industriale, per un largo strato della popolazione nera del nord e del sud, o per i bianchi poveri nella regione degli Appalachi e altrove, attualmente soggetti ai più alti tassi di mortalità nel paese a causa dei suicidi, della droga e dell’alcol.
Quando si identificano le fratture esistenti all’interno della classe, non dovremmo trascurare il ruolo della politica dell’identità, così diffusa nei centri metropolitani, nell’alimentare l’ascesa di Trump. La politica dell’identità ha sempre avuto ed ha un esplicito o implicito “sospetto” per i lavoratori in quanto tali, proprio perché questi sono stati estremamente indifferenti allo smantellamento delle vecchie roccaforti industriali, che devastò le comunità di lavoratori bianchi, neri e latini. L’ascesa di Trump è in parte la vendetta per i decenni di condiscendenza e a malapena celato disprezzo, o nel migliore dei casi per l’indifferenza per il destino del lavoratore comune diffusa nell’élite del mondo accademico, nelle aziende mediatiche e nel mondo della grande editoria del New York Times e delle raffinate riviste delle classi chiacchierone.

Trump è un razzista, tu dici? Un misogino? Un detrattore violento della Cina e degli immigrati? Sì, egli è tutte queste cose, ma queste accuse provenienti dal giardino varietà della sinistra e dei liberali non arrivano al cuore della sua attrattiva in quanto figura “anti-establishment”. La sua base sociale evidente ha anche il più alto reddito pro capite dei candidati ed ex-candidati presidenziali (Clinton e Sanders), e ciò indica che egli ha forgiato una coalizione minacciata, di bianchi della classe media e superiore, con alcuni operai bianchi e bianchi poveri, di per sé piuttosto senza precedenti. Tutti questi gruppi hanno in comune la sensazione che l’America più vecchia che essi conoscevano viene ad essere sostituita da un’America con una classe operaia più nera e latina, e da molteplici gruppi di immigrati dall’Oriente, dall’Asia del sud e dall’America Latina.

Da ultimo, ma non meno importante, Trump ha portato alla ribalta molti elementi dell’estrema destra, come David Dukes e la folla che ostenta le armi, in pieno giorno, autorizzandoli a venir fuori dagli angoli oscuri in cui erano ghettizzati nella destra, ha «liberato le loro lingue» (come uno di loro ha detto) dalla dominante atmosfera «politicamente corretta». Se Trump vince o perde, tali forze non ritorneranno tranquillamente nella loro precedente relativa oscurità.
Per concludere, questi progressi dell’estrema destra e del populismo autoritario intorno al mondo sono lo specchio del fallimento della “sinistra” moderata collassata nel consenso della felice famiglia di centro-destra centro-sinistra degli ultimi 45 anni, messa in atto dai Tony Blair, François Mitterrand e Gerhard Schröder in Europa e dai Jimmy Carter, Bill Clinton e Barack Obama negli Stati Uniti e ora raggiunti da Hillary Clinton. Tali forze non costituiscono una barriera di ripiego alla destra in ascesa, come molti teorici del “male minore” vorrebbero farci credere, ma piuttosto la alimentano, facendo ciò e non una sinistra seria, del tipo che Insurgent Notes intende contribuire a portare all’esistenza, la chiara alternativa “anti-establishment” allo status quo.

 

Note

1.https://morecrows.wordpress.com/2016/05/10/unnecessariat/
2.
https://www.youtube.com/watch?v=JK4WNA1aBUQ
3.
http://insurgentnotes.com/…/review-beth-macy-factory-man-ho…

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cronaca e riflessioni sulla mobilitazione per la Palestina a Pisa

In questi mesi Pisa, come molte altre città d’Italia, ha visto e continua a vedere un’intensa e articolata mobilitazione per la libertà della Palestina e per lo stop al genocidio. Dallo scorso autunno, sin dall’intensificarsi dell’offensiva israeliana sulla Palestina e la ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo il 7 ottobre, giovani e studentǝ della città […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“Lavender”: la macchina dell’Intelligenza Artificiale di Israele che dirige i bombardamenti a Gaza

L’esercito israeliano ha contrassegnato decine di migliaia di gazawi come sospetti per l’assassinio, utilizzando un sistema di puntamento AI con scarsa supervisione umana e una politica permissiva per i danni collaterali, rivelano +972 e Local Call.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

ELEZIONI LOCALI DEL 2024 IN TURCHIA

Riprendiamo dall’osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale questo quadro sulle elezioni a livello locale che si sono tenute in Turchia il 31 marzo 2024. Pur non condividendo l’enfasi sulla rinascita della socialdemocrazia, il testo ha il merito di fornire un panorama chiaro sulla sconfitta subita dall’AKP di Erdogan. La Turchia ha vissuto una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Uscita la legge europea sull’Intelligenza Artificiale: cosa va alle imprese e cosa ai lavoratori

Il 13 marzo 2024 è stato approvato l’Artificial Intelligence Act, la prima norma al mondo che fornisce una base giuridica complessiva sulle attività di produzione, sfruttamento e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il colore dei manganelli

Quei fatti si inseriscono in un contesto nel quale la repressione – nelle piazze, nei tribunali, nelle carceri, nei centri di detenzione per migranti – è diventata strumento ordinario di governo

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Guerre, decoupling ed elezioni negli USA. Intervista a Raffaele Sciortino

Le prospettive del conflitto sociale saranno sempre più direttamente intrecciate con le vicende geopolitiche mondiali, con l’evoluzione delle istanze che provengono da “fuori” e dunque anche con la tendenza alla guerra scaturente dall’interno delle nostre società

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Per una lettura condivisa sul tema pensionistico

All’innalzamento dell’età pensionabile va aggiunto poi un ulteriore problema: mentre gli  importi pensionistici vengono progressivamente abbassati la convenienza  del pensionamento anticipato diminuisce.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Digitalizzazione o giusta transizione?

Sfinimento delle capacità di riproduzione sociale, economia al collasso e aumento del degrado ecologico: di fronte a queste sfide per il settore agricolo non basta il capitalismo verde

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Agricoltori calabresi in rivolta, un’analisi

Ancora sulle proteste degli agricoltori, pubblichiamo questa interessante analisi sulle mobilitazioni in Calabria apparse originariamente su Addùnati il 24 gennaio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Giornata di mobilitazione per il clima e a sostegno della Palestina.

Da Nord a Sud Italia questa mattina lo sciopero climatico lanciato da Fridays For Future ha riempito le piazze di giovani e giovanissimi che hanno ribadito le connessioni stringenti tra la devastazione dei territori e le guerre, rappresentando un forte grido in sostegno alla Palestina.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Parigi: marcia contro il razzismo e islamofobia vietata dalla prefettura.

Il 21 aprile è prevista una importante marcia contro il razzismo e l’islamofobia, per la tutela dei giovani che nei quartieri popolari sono sistematicamente obiettivo della violenza e del razzismo della polizia e dello Stato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Appello alla mobilitazione in sostegno alla popolazione di Gaza ed alla resistenza palestinese

Ci appelliamo a tutt3 coloro che vogliono sostenere la resistenza del popolo palestinese per difendere una prospettiva universale di autodeterminazione, uguaglianza, equità e diritti.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Lavoro: maxi-sequestro a GS (Gruppo Carrefour). Quale futuro attende lavoratori e lavoratrici?

Si arricchisce di ulteriori dettagli il maxisequestro della Procura di Milano (65 milioni di euro) a Gs spa, il gruppo di 1.500 supermercati italiani di proprietà del colosso francese Carrefour.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attacco iraniano a Israele: quali conseguenze per il Libano?

Lo Stato ebraico potrebbe intensificare la lotta contro Hezbollah, ma secondo gli esperti una guerra aperta sul territorio libanese è improbabile.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sapienza: un racconto della giornata di ieri (17 aprile)

Il 17 aprile in Sapienza è stata una giornata di lotta e smascheramento dei rapporti che l’università coltiva (e non vuole interrompere) con la guerra e Israele.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa vuol dire un’università libera?

In TV e sui giornali si è scatenata la canea mediatica nei confronti degli studenti e delle studentesse universitarie che richiedono la fine degli accordi di ricerca militari o di dual use con le università israeliane.

Immagine di copertina per il post
Culture

Altri Mondi / Altri Modi – Conclusa la seconda edizione. Video e Podcast degli incontri

La seconda edizione del Festival Altri Mondi/Altri Modi si è chiusa. E’ stata un’edizione intensa e ricca di spunti: sei giorni di dibattiti, musica, spettacoli, socialità ed arte all’insegna di un interrogativo comune, come trovare nuove strade per uscire dal sistema di oppressione, guerra e violenza che condiziona quotidianamente le nostre vite?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Paese Mapuche: il popolo mapuche convoca una marcia a Temuco contro un megaprogetto elettrico

Viene convocata anche per chiedere la fine della promulgazione e dell’applicazione di leggi che cercano di fronteggiare i genuini processi di rivendicazione territoriale che comunità e Pu lof portano avanti in attesa della ricostruzione e liberazione nazionale mapuche.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Gavio e ndrangheta. Le mani dei boss del cemento su TAV ed autostrada

Facciamo il punto su quanto emerso finora dall’indagine Echidna che ha scoperchiato il vaso di pandora dei rapporti tra politica, criminalità organizzata e imprenditori in Piemonte nel segno del cemento.