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Ni Macron, ni Macron! Il banchiere batte la fascista, movimenti annunciano nuove mobilitazioni

Al contrario, a risaltare è il record assoluto di astensionismo dal 1969, con il 25% degli aventi diritto al voto che non hanno voluto esprimere alcuna preferenza ad un duello apparso scontato in partenza, che opponeva un banchiere ad una fascista fintamente ripulita in una competizione davvero ostica anche per gli stomaci più duri.

A spuntarla alla fine è stato come prevedibile Macron, al quale sono arrivate rapidamente le congratulazioni di Angela Merkel, la quale nel voto francese ha visto l’affermarsi di quel modello fatto di austerità e tagli allo stato sociale il quale è il reale produttore di tutte le Le Pen che si affacciano in giro per l’Europa.

La leader del Front National, che a breve cambierà nome per affermare definitivamente il suo distacco dall’eredità fascistoide più marcata, ha ottenuto del resto il risultato che si prefiggeva, quello che la rendeva utile rispetto alla tenuta complessiva del sistema: quello di porsi come spauracchio finalizzato alla legittimazione di un “meno peggio” che ha potuto spostarsi però comodamente sempre più in direzione delle politiche di law and order promosse dal FN.

Val la pena ribadirlo: come affermato da chi è sceso in piazza nelle ultime settimane, nè Macron nè Le Pen erano portatori di alcun reale cambiamento per un paese sempre più impoverito, travolto dalla paura e da un dispositivo sociale complessivo iper-securitario, dove il centro si blinda rispetto alle periferie socio-economiche e dove la linea del colore produce sempre più risentimento e razzismo cavalcato dalle istituzioni a fini di consenso.

L’esecutivo di Macron, sempre che il prossimo voto per l’Assemblea Nazionale glielo permetta, non si discosterà minimamente dalle politiche di Hollande che a colpi di Loi Travail e proseguimento delle avventure neo-colonialiste hanno portato alla cancellazione del Partito Socialista dalle cartine del voto. L’abilità del neo-presidente è stata quella di scendere al momento giusto dal cavallo che zoppicava, fingendo un’estraneità al sistema che lo ha prodotto (mondo finanziario e giri che contano del PS) che è bastata a garantirgli la vittoria visto il paragone con ciò che gli si contrapponeva.

Quella che si preannuncia è una fase in cui nel primo anno di presidenza, provando a sfruttare l’onda elettorale, Macron punterà a varare i provvedimenti più pesanti del suo programma: e da uno che in passato ha pronunciato frasi come « Gli inglesi hanno la fortuna di aver avuto Margaret Thatcher » o « Spesso, la vita di un imprenditore è molto più dura di quella di un salariato, non dimentichiamocelo. Può perdere tutto, lui, e ha meno garanzie », c’è poco da aspettarsi di positivo.

Lo sanno bene gli uomini e le donne che già per oggi hanno convocato un nuovo appuntamento di piazza, alle 14 in place de la Republique, affermando che la peste non è meglio del colera quando si parla di malattie e che è necessario un quinquennio di presidenza Macron contraddistinto da una forte mobilitazione sociale, nel quale sarà importante la capacità dei movimenti di saper produrre embrioni di radicamento nel territorio oltre i momenti di piazza, ma assumerà centralità pure il ruolo del sindacalismo più combattivo che in Macron troverà un avversario molto combattivo, molto simile al nostrano Renzi nel voler eliminare ogni residuo di potere contrattuale dalla mano di corpi intermedi che in Francia hanno sempre avuto un peso considerevole.

La palla passerà dunque ora alle piazze. Già ieri, nella notte di blocchi seguita all’elezione di Macron, ci sono stati diversi momenti di scontro tra manifestanti e una polizia molto nervosa e subito intenzionata a mostrare il pugno di ferro contro chi non ha ritenuto di dover per forza esultare alla vittoria di Macron. Ma le forze dell’ordine sono state protagoniste anche sabato sera a Massy, dopo le sollevazioni seguite alla notizia di un ulteriore morto per mano poliziesca: quella di Curtis, un ragazzo 17enne che a detta di alcuni testimoni sarebbe stato travolto lo scorso venerdì sera da un veicolo della BAC durante un inseguimento nelle banlieue parigina di Antony.

In questi luoghi, mai sotto la lente dei candidati se non per esprimere disprezzo nei loro confronti, covano un risentimento e una rabbia che si auspica possa legarsi in maniera potente con i tanti che hanno già in mente il programma politico del prossimo quinquennio: ni Macron…ni Macron!

 

 

 

 

 

 

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