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#JusticePourTheo: aggiornamenti sulle rivolte in Francia

Da venerdi, scontri notturni contro la polizia si susseguono a Aulnay e in altri comuni nelle vicinanze, soprattutto dopo la pubblicazione della testimonianza dettagliata e particolarmente raccapriciante di Theo. Secondo fonti della polizia, le forze dell’ordine sarebbero state attaccate a colpi di pietre, tiri di mortaio artigianale e bombe molotov. I giornalisti parlano di pattumiere, macchine, fermate di autobus e un concessionario incendiati. La polizia ha detto di aver spento un inizio d’incendio in una scuola a Tremblay, e denuncia danni al commissariato della stessa città.  

Nel weekend un ingente dispositivo poliziesco è stato dispiegato a Aulnay-sous-Bois, con numerose unità di CRS che si sono posizionate nel quartiere. Si contano 5 fermi nella notte da domenica a lunedi, con accuse di violenze e oltraggio su poliziotti. 

Lunedi una manifestazione è stata organizzata nel pomeriggio dalla famiglia di Theo. Centinaia di personne si ritrovano a Aulnay-sous-Bois dietro allo striscione  « Giustizia per Theo », la marcia è finita lì dove il ragazzo è stato aggredito. 

Lo stesso giorno il dispositivo di polizia è stato rinforzato con l’autorizzazione dell’uso di armi da guerra tipo fucili di precisione e impiego di un elicottero che sorvola tuttora il quartiere giorno e notte. La sera si sono ripetuti nuovi scontri. Gli abitanti denunciano l’uso di veri proiettili prima in aria e poi contro la gente. La prefettura ha ammesso gli spari in aria di intimidazione (che è una pratica molto rara in Francia, una decina di casi per anno), riconoscendo ufficialmente che un paio di agenti della BAC si sono ritrovati accerchiati e non muniti di armi intermedie hanno dovuto fare uso delle loro armi da fuoco, non ammette invece che la polizia abbia sparato sulla gente. Le foto dei bossoli raccolti hanno fatto il giro della rete e nella notte ci sono stati 26 fermi. 

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E stata anche denunciata l’interruzione della luce pubblica nella banlieu a più riprese. I media hanno da prima parlato di atti di sabotaggio da parte dei manifestanti ma ci si chiede oggi se non si tratti di un atto volontario proprio da parte della polizia per impedire la ripresa video degli arresti coi telefonini. Gira in rete il video di un poliziotto che minaccia con il sui fucile LBD40 qualcuno che lo filma : “smettila di filmare…dammi i telefonino o ti brucio”

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Martedì 7 febbraio, dopo quattro giorni di rivolta, 17 personne, tutte giovani, secondo le fonti poliziesche, vengono processate al tribunal di Bobigny. 

Nel pomeriggio, il presidente francese Hollande si è recato all’ospedale per una visita a Theo, promettendo giustizia. Una mossa disperata e strumentale per strappargli un appello alla pace,  chiarissimo l’indice di quanto siano temute nuove rivolte.

Ieri sera una manifestazione contro le violenze della polizia ha riunito 300 persone a Menilmontant (quartiere est di Parigi). La polizia ha cercato di impedire il corteo non-autorizzato. Nella notte segnalati cortei e rivolte anche a Aulnay, Clichy, Tremblay, Montfermeil, Sevran et Le blanc mesnil.

Oggi (mercoledì 8 febbraio) cinque maggiorenni sono passati in tribunale per direttissima accusati di agguato contro la polizia, assembramento con armi e violenze. Undici minori sono passati davanti ai giudici per assembramento.

Nel frattempo la “giustizia” fa il suo corso: inizialmente i quattro agenti che hanno aggredito Theo sono stati accusati di stupro, poi l’accusa è stata derubricata a violenza volontaria con arma (soltanto l’intervento di un secondo giudice ha ripristinato l’accusa di stupro ma esclusivamente per l’agente che impugnava il manganello)

Contrariamente a quello che certi media e responsabili pubblici affermano, lo stupro con manganello è probabilmente una tecnica poliziesca più usata di quello che si pensa. Proprio il 16 gennaio scorso, un poliziotto municipale di Drancy passava in giudizio per avere ferito un giovane con un tonfa nell’ottobre 2015. Il poliziotto era incriminato per violenza con arma e non per stupro, la procura ha richiesto 6 mesi di condizionale e un divieto professionale di 1 anno. La sentenza sarà resa nota il 20 febbraio.

Tra l’allargamento degli scontri, il dispiegamento della polizia, i vari sostegni mediatici a Theo (tra cui il rapper Bouba e l’attore Omar Sy) la faccenda sta prendendo una piega politica molto più netta di tanti altri fatti di violenza della polizia passati sotto silenzio. Anche se i media mainstream si rifiutano per ora di legare questa storia di soprusi alla legge detta di “sicurezza pubblica” che l’assemblea nazionale sta votando per allargare il diritto dei poliziotti a fare uso delle loro arme a fuoco.

Intanto per stasera sono previsti nuovi cortei per chiedere giustizia per Theo…

#justicepourtheo

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