InfoAut
Immagine di copertina per il post

I feriti delle Ypg: “Vendicheremo i morti di Bruxelles”

||||

 

(In foto: un combattente delle Ypg su una barricata ad Hassake – immagine presa dal web)

Qui combattono e muoiono le avanguardie benefiche della guerra globale. Gli ultimi cinque feriti arrivano da Shaddadi, ultimo centro strappato dalle Ypg allo stato islamico. Perlustravano un quartiere da poco liberato quando, entrati in una casa disabitata, sono incappati in una delle tante mine che Daesh lascia prima di ritirarsi. La provincia di Hassake è il confine tra Rojava e stato islamico: un confine fluido e poroso, come ovunque in questa guerra non convenzionale, dove l’avversario non è un soldato regolare, ma un nemico politico. Le Forze Siriane Democratiche (Sdf) guidate dalle Ypg hanno condotto una battaglia durissima, tra il marzo e l’agosto scorsi, per liberare quest’area, ma al suo interno operano tuttora gruppi dell’Is. Impegnano le Ypg in scontri a fuoco nelle piane desertiche attorno alla città, in alcuni villaggi, sulla catena montuosa poco distante; e ad Hassake stessa «ci sono ancora nemici tra la popolazione araba – ci ha spiegato Shiar, del media center, prima di partire – e cellule dell’Is ancora non identificate”.

Il 90% dei feriti dell’ospedale ha sofferto di esplosioni causate da trappole esplosive, o da attacchi suicidi all’interno di villaggi e città. La resistenza dell’Is è particolarmente tenace, in quest’area, perché la sua liberazione completa avrebbe come conseguenza l’approssimarsi della sua fine come entità territoriale unitaria: dopo la caduta di Singal a novembre e quella di Shaddadi a febbraio, le comunicazioni tra Raqqa e Mosul – da alcuni giorni sotto attacco – sono ridotte al minimo: i miliziani possono viaggiare soltanto attraverso Falluja e Ramadi, a loro volta pressate dall’esercito di Baghdad. Per questo tentano continue controffensive in questa cruciale area, al confine tra Siria e Iraq, pochi chilometri sopra il letto dell’Eufrate. Qui centinaia di giovani curdi e arabi perdono le gambe, le braccia, gli occhi o la vita per combattere chi pianifica gli attacchi che anche noi subiamo in Europa.

Shevger (“Colui che cammina di notte”) ha 22 anni. Walat (“Patria”) ne ha 20. Condividono la stessa stanza e sono entrambi curdi. Walat è di Hassaka, ha il volto deformato in modo mostruoso da un’esplosione. Non riesce a parlare bene perché ad ogni minimo movimento le sue labbra si possono spaccare. Riesce a dire che combatte da due anni e ha deciso di unirsi alle Ypg «per combattere l’Is e risolvere tutti i problemi del popolo curdo». Shevger viene da Terbespiye, è il comandante del suo Tabor, l’unità di combattimento. Ha entrambe le braccia ingessate e ferite sul volto. Ride quasi istericamente, in continuazione. Sono entrambi rimasti vittima di un’autobomba. Credi che la rivoluzione in Rojava vincerà? «Ha già vinto». Shevger, dicono i medici, ne avrà ancora per dieci giorni; poi, dice lui stesso, tornerà al fronte. Chiediamo a Walat se ha la stessa idea: «certamente», risponde. Quando li fotografiamo – con difficoltà Shevger aiuta Walat ad alzarsi, perché vogliono essere fotografati assieme – mostrano le dita alzate in segno di vittoria.

[l’articolo continua dopo l’audio]

 

Sempre da Hassake, nel cantone di Cizre in Rojava, un aggiornamento sulla situazione in Siria con il nostro corrispondente:

{mp3remote}https://dl.dropboxusercontent.com/u/25872182/Aggiornamento%20Hassake_29.03.2016.mp3{/mp3remote}

 

In un’altra stanza c’è Adnan, originario di Hassake, ma arabo. È magrissimo e molto debole, perché da giorni non può mangiare né bere, avendo subito un’operazione al ventre; oltre al torace bendato e fasciato, porta una vistosa strumentazione metallica lungo la gamba sinistra. Fino a un anno fa combatteva con l’esercito di Assad, ed era di stanza nella regione di Homs. Quando le Sdf hanno lanciato l’offensiva ad Hassaka contro l’Is, il governo ne ha approfittato e ha mandato truppe nell’area, sperando di guadagnare territorio. Tra questi c’era Adnan, rimasto impegnato in un difficile combattimento a Tell Brak; il suo gruppo ha chiesto elicotteri in soccorso, ma la risposta è stata: “Non state combattendo, state giocando: datevi da fare, o vi chiederemo di pagare il biglietto per lo spettacolo”. È stato allora che ha approfittato della vicinanza delle Ypg, che combattevano a pochi chilometri, per disertare. “Conoscevo già le Ypg, sapevo che lottano per tutto il popolo, non soltanto per i curdi. Mio fratello già combatteva con loro da tempo ma, trovandomi io a Homs, ero finito nella coscrizione obbligatoria”.

Shevger combatte da otto anni per il movimento curdo, la sua prima battaglia è stata a Diyarbakir, nel Kurdistan turco. E’ stato ricoverato per le ferite riportate al fronte già quindici volte. «Arriverò a venti», scherza in modo angosciante. Gli chiediamo cosa pensa di Bruxelles. Non date per scontato che sappia cos’è successo, avvisa Jijan, il traduttore; “Bruxelles non è il centro del mondo”. Shevger, però, ha sentito degli attentati: «Non credete che Daesh abbia agito da solo a Bruxelles: c’è senz’altro la Turchia dietro questi attacchi»; poi aggiunge: «Noi vendicheremo le persone morte a Bruxelles». Per lui, dice, non c’è particolare differenza tra combattere Daesh o altri nemici: sempre nemici sono, e hanno tutti gli stessi obiettivi. Adnan tiene a lanciare un monito agli europei: «Lo stato islamico vuole distruggere il mondo. Chiedo a tutte le persone di Bruxelles di ribellarsi. Non permettete che il vostro paese sia messo in vendita, tenete l’Is lontano da voi».

Ha una famiglia numerosa: cinque fratelli e sei sorelle. Quando è stato ferito, qualche settimana fa, suo fratello si è convinto fosse morto. L’ha detto alla famiglia immediatamente ma, dopo qualche giorno, i genitori hanno sentito la voce di Adnan al telefono. «Per loro è stata una gioia inaspettata; è stato come avere un nuovo figlio». Gli chiediamo perché, secondo lui, la Siria è finita in questa situazione. «E’ tutta colpa del regime. Il paese era finito sotto pressione, abbiamo dovuto scendere in strada a manifestare, abbiamo dovuto rivoltarci contro il governo. La situazione non era sopportabile, la gente non aveva di che mangiare». Chiediamo ai medici se viene fornita anche assistenza psicologica ai feriti. «Non abbiamo mezzi, non ci sono soldi, mancano i macchinari e le siringhe, persino antibiotici e antidolorifici. Non possiamo permetterci assistenza psicologica; ma posso garantirvi che queste persone superano la degenza più forti di prima, e sono impazienti di tornare a combattere».

Poco distante dall’ospedale, le Ypg hanno allestito una struttura per convalescenti. Un cortile luminoso e gradevole è circondato da tante piccole casette bianche. Decine di ragazze e ragazzi bendati, ingessati o fasciati siedono sulle panchine e bevono il té assieme, ridendo e scherzando. Una compagna spiega le attività della struttura: relax, socialità e seminari politici, per rafforzare la consapevolezza collettiva o, come la chiamano qui, «l’ideologia». Anche lei ha la sua opinione sugli attacchi di Bruxelles: «Questa guerra in medio oriente sta travalicando i confini, si irradia oggi in tutto il mondo». Dietro alle mosse di Daesh, dice anche lei, c’è lo zampino della Turchia. In generale, secondo i militanti curdi il ruolo che la Turchia esercita in questa guerra è molto più esteso di quanto in Europa non si pensi, e maggiore è la sua ambiguità politica di quel che si crede da noi.

«La Turchia ha un doppio volto: da un lato, Davutoglu va a Bruxelles facendo la parte del benefattore; dall’altro, supporta i gruppi radicali in Siria. Gli organi d’informazione hanno una grande responsabilità nel rendere evidente questo doppio gioco». Soltanto con un’informazione migliore, anche riguardo a ciò che accade nel Kurdistan turco – aggiunge la compagna – le cose potranno cambiare. Ci racconta di come qui, da Hassaka e dai villaggi vicini, in tanti passino a fare visita ai feriti, in segno di rispetto. «Anche persone che non condividono le idee del nostro partito vengono a dimostrare gratitudine, perché tutti riconoscono il sacrificio di chi combatte». L’Europa è davvero lontana: i mezzi d’informazione scavano ogni giorno quel solco che impedisce a milioni di europei di pensare a questi ragazzi con la stessa gratitudine e lo stesso rispetto di chi ne conosce gli sforzi per esperienza diretta. Questo solco tiene lontane le popolazioni colpite dai lutti, ma non le bombe dei comuni nemici. È un solco che qualcuno ha avuto interesse a scavare, e che in tanti abbiamo interesse a riempire.

Dall’inviato di Radio Onda d’Urto e Infoaut a Hassake, Rojava

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

bruxellesIsiskurdistanRojavaypg

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cronaca e riflessioni sulla mobilitazione per la Palestina a Pisa

In questi mesi Pisa, come molte altre città d’Italia, ha visto e continua a vedere un’intensa e articolata mobilitazione per la libertà della Palestina e per lo stop al genocidio. Dallo scorso autunno, sin dall’intensificarsi dell’offensiva israeliana sulla Palestina e la ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo il 7 ottobre, giovani e studentǝ della città […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“Lavender”: la macchina dell’Intelligenza Artificiale di Israele che dirige i bombardamenti a Gaza

L’esercito israeliano ha contrassegnato decine di migliaia di gazawi come sospetti per l’assassinio, utilizzando un sistema di puntamento AI con scarsa supervisione umana e una politica permissiva per i danni collaterali, rivelano +972 e Local Call.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

ELEZIONI LOCALI DEL 2024 IN TURCHIA

Riprendiamo dall’osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale questo quadro sulle elezioni a livello locale che si sono tenute in Turchia il 31 marzo 2024. Pur non condividendo l’enfasi sulla rinascita della socialdemocrazia, il testo ha il merito di fornire un panorama chiaro sulla sconfitta subita dall’AKP di Erdogan. La Turchia ha vissuto una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Uscita la legge europea sull’Intelligenza Artificiale: cosa va alle imprese e cosa ai lavoratori

Il 13 marzo 2024 è stato approvato l’Artificial Intelligence Act, la prima norma al mondo che fornisce una base giuridica complessiva sulle attività di produzione, sfruttamento e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il colore dei manganelli

Quei fatti si inseriscono in un contesto nel quale la repressione – nelle piazze, nei tribunali, nelle carceri, nei centri di detenzione per migranti – è diventata strumento ordinario di governo

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Guerre, decoupling ed elezioni negli USA. Intervista a Raffaele Sciortino

Le prospettive del conflitto sociale saranno sempre più direttamente intrecciate con le vicende geopolitiche mondiali, con l’evoluzione delle istanze che provengono da “fuori” e dunque anche con la tendenza alla guerra scaturente dall’interno delle nostre società

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Per una lettura condivisa sul tema pensionistico

All’innalzamento dell’età pensionabile va aggiunto poi un ulteriore problema: mentre gli  importi pensionistici vengono progressivamente abbassati la convenienza  del pensionamento anticipato diminuisce.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Digitalizzazione o giusta transizione?

Sfinimento delle capacità di riproduzione sociale, economia al collasso e aumento del degrado ecologico: di fronte a queste sfide per il settore agricolo non basta il capitalismo verde

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Agricoltori calabresi in rivolta, un’analisi

Ancora sulle proteste degli agricoltori, pubblichiamo questa interessante analisi sulle mobilitazioni in Calabria apparse originariamente su Addùnati il 24 gennaio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: Erdogan tenta di delegittimare la vittoria di Dem nel sud-est del paese. Manifestazioni e scontri

Proseguono i tentativi del sultano Erdogan e del suo partito AKP di delegittimare i risultati espressi nel voto per le elezioni amministrative del fine settimana.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Russia, l’ISIS e lo scacchiere della Jihad internazionale

La Russia è da tempo nel mirino dell’Isis e il gravissimo attentato di Mosca ne è la conferma. L’Isis, nonostante la sconfitta del Califfato nato tra Siria e Iraq, continua ad essere forte nel Caucaso, nel cosiddetto Khorasan e in Africa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il PKK è un’organizzazione terroristica?

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e il suo cofondatore e leader di lunga data, Abdullah Öcalan, sono stati per molti anni nella lista dei terroristi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea (UE).

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Lacrimogeni e cannoni ad acqua: la rabbia degli agricoltori si riversa sulle strade di Bruxelles

A Bruxelles, un migliaio di trattori ha bloccato il quartiere europeo a margine di una riunione dei ministri dell’Agricoltura dell’UE-27. Gli agricoltori hanno difeso un reddito equo, la fine del libero scambio e, in alcuni casi, le norme ambientali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

SDF: gli attacchi della Turchia alla Siria settentrionale e orientale sono un atto di aggressione barbara e terroristica

Gli attacchi della Turchia alla Siria settentrionale e orientale sono un “atto di aggressione barbarica e terroristica”, lo hanno affermato le SDF in una nota. Questa mattina la Turchia ha continuato ad attaccare la regione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Rojava: Foza Yûsif invita alla mobilitazione “Dichiariamo la resistenza totale”

Invitando alla mobilitazione contro lo Stato turco occupante, Foza Yûsif, membro del Consiglio di co-presidenza del PYD, ha dichiarato: “Dichiariamo la resistenza totale”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Unità operativa rivoluzionaria di guerriglieri a Zap: “Noi non ci arrenderemo, ma il nemico sì”

Gerîla TV ha pubblicato un filmato del gruppo d’azione Girê Şehîd Pîrdogan che ha preso parte all’operazione rivoluzionaria per espellere l’esercito turco dalla regione occidentale di Zap, nelle zone di difesa di Medya controllate dalla guerriglia nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kalkan: la lotta del popolo palestinese per la libertà e la democrazia è sacra

Il membro del Consiglio esecutivo del PKK Durkan Kalkan ha parlato del nuovo contesto geopolitico, analizzando il ruolo della Cina e l’attuale guerra israeliana alla Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Perché è stupido e disonesto equiparare Hamas allo Stato Islamico?

L’equiparazione tra Hamas e l’Isis è una delle carte che il governo israeliano si è giocato dall’inizio del conflitto, paragone ampiamente ripreso da molti media occidentali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kalkan: Difendiamo la giusta causa del popolo palestinese fino alla fine

Duran Kalkan, membro del Consiglio esecutivo della KCK, ha parlato della guerra in corso contro Gaza.