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Turchia: strage di operai in una miniera, più di 200 morti

Aggiornamento ore 14.30: Il numero delle persone morte è salito a 238.
La polizia è intervenuta con lacrimogeni e idranti contro gli studenti e le studentesse dell’ODTÜ, i quali si muovevano in corteo verso il ministero dell’energie. Al momento i fronteggiamenti continuano all’entrata del campus, dove i giovani hanno costruito barricate per rallentare l’avanzata degli agenti.

Più di 205 minatori morti e almeno altri 500 intrappolati nella più grande miniera di carbone nella regione di Soma. Ieri nel tardo pomeriggio in seguito a un cortocircuito è avvenuta un’esplosione a circa due chilometri di profondità che ha bloccato e ucciso gli operai presenti sul posto di lavoro. Le ricerche continuano a ritmi serrati da ieri sera ma le speranze si affievoliscono ora dopo ora, in quanto le maschere indossate dai lavoratori hanno un’autonomia di un paio di ore, dunque la maggioranza rischia di morire per asfissia. È il peggior incidente avvenuto in miniera dal 1941.

Ma questo incidente presenta dei fatti che lo rendono più simile a un omicidio di massa. Solo un anno fa Alp Gürkan, proprietario della Soma Holding, la più grande società dell’industria mineraria turca, rilasciava un’intervista a Hurriyet Daily in cui affermava che, dopo la privatizzazione del settore estrattivo, la sua società è stata in grado di ridurre i costi dell’estrazione da 130-140 a 23.8 dollari per tonnellata. Una riduzione davvero lodevole, se non fosse che tutto questo risparmio è fatto sulla pelle dei lavoratori, di cui le condizioni lavorative sono sotto lo standard. La tragedia di ieri poteva senza dubbio essere evitata. Persino il CHP, il partito d’opposizione, era cosciente della disastrosa e pericolosa condizione delle miniere: l’anno scorso il partito ha presentato una mozione per indagare sugli incidenti nelle miniera del carbone nella regione di Soma. Mozione che è stata respinta due settimane fa con i soli voti del partito di Erdogan AKP, rimuovendola così dall’agenda parlamentare, nonostante il fatto che nel 2013 nella regione si sono verificati 5 mila incidenti sul posto di lavoro, di cui il 90% nelle miniere e nella zona non sono presenti ospedali specializzati e attrezzati per interventi adeguati.

L’incertezza più grave però è legata al numero degli operai presenti al momento dell’esplosione. Secondo le prime dichiarazioni della Soma Holding, in quel momento si trovavano sottoterra da 200 a 300 operai. Ma con il passare delle ore, dopo l’oggettività di 205 minatori, la società ha ritrattato, annunciando la presenza di 787 lavoratori. Questa netta differenza è dovuta alla massiccia presenza di lavoratori subappaltati da altre imprese, un escamotage essenziale per contenere il tanto lodato risultato di 23.8 dollari per tonnellata di carbone estratto, visto che il salario di questi lavoratori è più basso rispetto a quelli assunti dalla Soma Holding.

È difficile parlare di “incidente”, “casualità” o “fato”. Da anni i lavoratori denunciano le insufficienti misure di sicurezza, ma la società e anche il governo si sono dimostrati sordi e totalmente disinteressanti a queste richieste. Per correre ai ripari Erdogan ha disdetto i suoi viaggi all’estero e ha indetto tre giorni di lutto nazionale: un atteggiamento del tutto ipocrita che mira a salvare la faccia del premier. Ma ciò non basta: da stamattina è montata la protesta contro la strage di Soma, sono previste manifestazioni in più città, mentre ci sono già notizie di blocchi davanti ad altre miniere presenti nella regione. Anche sul web è esplosa la rabbia: su Twitter si susseguono post di sdegno e indignazione, l’hashtag #NotAccidentButMurder è diventato virale.

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