CORTOGHIANA. Una muraglia umana davanti alla tenuta di Salvatore Angelo Sairu, a Terra Segada. Scudi fatti di persone che ieri mattina hanno costretto per la seconda volta l’u fficiale giudiziario del tribunale civile di Carbonia a rinunciare all’idea di allontanare l’agricoltore e la sua famiglia. La casa colonica, 300 metri quadrati, con annessi 120 ettari di terreno seminativo, doveva essere assegnata al nuovo proprietario. Il quale ha pagato all’asta tutto quel ben di dio solo 150mila euro.


Quell’ingiunzione non s’ha da fare, dunque. E per impedirla oltre seicento persone (dell’organizzazione Artigiani e commercianti liberi, del Movimento pastori sardi, esponenti dell’I rs e associazioni spontanee del territorio) si sono mobilitate all’i ngresso dell’azienda. Salvatore Angelo Sairu e la moglie Rosalba Desogus non sono stati lasciati soli. Quelli delle partite Iva, quelli che tutti i giorni si alzano dal letto prima del levare del sole e rientrano a casa a notte inoltrata, lavorando ininterrottamente 15-16 ore al giorno, sono decisi a tutto per difenderli.

«È un’ingiustizia – ha detto di prima mattina Andrea Impera, del Movimento artigiani e commercianti liberi – che non può passare: va trovata una soluzione perché questa famiglia, oltre a perdere la casa, perderebbe il posto di lavoro. Perciò attendiamo serenamente l’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Lo inviteremo a fare una relazione al magistrato perché disponga altrimenti».

La brutta storia della fattoria Sairu ha origine nel 1990, quando l’agricoltore accese un mutuo agevolato per 82mila euro. Due anni dopo le agevolazioni concesse decaddero per il mancato pagamento di alcune rate. Nel 2003 scattarono le prime conseguenze: il debito era salito a 220mila euro per via di un tasso del 17.40 per cento e nel 2005 casa e terreni furono messi all’asta. «Ora la tenuta è stata acquistata da un professionista di Iglesias con soli 153.666,67 euro – ha spiegato Giuseppe Carboni, del Comitato spontaneo per le aziende in crisi – Con quella somma ha comprato la fattoria, i capannoni e la casa. Ma in tutta questa vicenda l’i stituto di credito ha fatto un grosso affare e la Regione è rimasta a guardare».

A Terra Segada sono arrivati da ogni angolo della Sardegna. C’è chi è partito da Tempio, da Ittiri, da Nuoro, da Villacidro ma tutti i centri del Sulcis Iglesiente erano presenti con una forte rappresentanza. «Ormai contro gli agricoltori, gli artigiani e i commercianti agiscono lobby pericolose – ha aggiunto Mario Flore, dell’Irs – Appena qualche imprenditore non riesce più a pagare il mutuo, i contributi all’Inps o l’Irpef, entrano in campo gli avvoltoi che spolpano gli sventurati. Questa è violenza legalizzata: continueremo a opporci a questo genere di sfratti».

Alle 9 le strade che da Barbusi, Cortoghiana e Bacu Abis conducono a Terra Segada erano invase da auto, scooter, furgoni e centinaia di pedoni decisi a sostenere la causa di Salvatore Sairu. «Noi restiamo qui decisi a non mollare – ha chiarito Andrea Impera, spiegando la strategia del movimento – Se ce ne fosse bisogno, metteremmo qui una tenda per non farci sorprendere. Sairu non deve perdere la casa frutto del lavoro di una vita».

In molti, veramente molti, sostengono che questa è violenza e alla violenza si deve rispondere alla pari. «Del resto sarebbe legittima difesa», ha urlato un allevatore di Nuoro. La prossima mossa potrebbe essere una dimostrazione pacifica davanti all’abitazione della persona che ha acquistato gli immobili all’asta. Quelli delle partite Iva hanno allargato le responsabilità al fisco, che con gli studi di settore e gli accertamenti bancari sta mettendo in ginocchio attraverso Equitalia migliaia di aziende.