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Londra, in 5000 alla #MarchForHouses per chiedere la fine dell’emergenza abitativa

La March For Houses, promossa da numerosi collettivi e organizzazioni che si oppongono alle politiche abitative del governo, si è strutturata in due cortei, uno partito da Elephant and Castle nel sud di Londra, mentre un altro da Shoreditch, nell’East End. Quest’ultimo è stato guidato dalle giovani madri che nell’ottobre dello scorso anno occuparono alcuni alloggi sociali vuoti nella zona; le marce sono state inoltre sostenute dalle associazioni degli inquilini, dai sindacati e da alcuni parlamentari londinesi.

Le manifestazioni, aperte dallo striscione “This is the beginning of the end of the housing crisis”, hanno visto la partecipazione di almeno 5000 persone che, dopo avere attraversato simbolicamente il Tower Bridge, si sono infine recate sotto il municipio cittadino circondandolo al grido di “social housing not social cleansing”.

Gli attivisti chiedono una diminuzione degli affitti e la fine degli attacchi sui benefici, oltre a locazioni sicure per tutti gli affittuari. Un’altra richiesta è inoltre quella di fermare la demolizione delle case popolari ancora in buono stato, e sollecitare la costruzione di nuovi immobili comunali. La crisi degli alloggi è stata infatti aggravata dalla stagnazione dei salari e dalla proliferazione di posti di lavoro precari e di contratti a zero ore, oltre al fatto che tutti i costruttori vedono sempre più di buon occhio gli investitori stranieri ricchi che richiedono appartamenti di lusso. Circa 54.000 case, infatti, sono in programma o già in via di costruzione nelle zone più costose di Londra e gli analisti dicono che la maggior parte di queste avranno prezzi vicini o superiori al milione di sterline.

Il movimento, che si anche detto determinato ad organizzare la resistenza agli sfratti nei quartieri londinesi, ha promesso che questa è stata solo la prima iniziativa contro la gravissima crisi abitativa della città e si è detto pronto a rilanciare su nuove mobilitazioni fino a quando il Comune non si deciderà a porre soluzioni concrete sulla questione.

 

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