InfoAut
Immagine di copertina per il post

Aporie della moltitudine

In occasione della presentazione dell’ultimo libro di Carlo Formenti “Utopie Letali” al centro sociale askatasuna, pubblichiamo la risposta dell’autore ad alcune critiche che gli sono state mosse.

 

di Carlo Formenti (AlfaBeta2)

 

Parto da Bifo, non solo perché il suo è l’intervento più lungo, ma anche perché mi consente di rendere ancora più chiara e puntuta l’intenzione polemica del mio libro. Franco mi rende l’onore delle armi: 1) riconoscendo che la mia analisi della mutazione del modo di produzione capitalistico è ineccepibile; 2) lodando l’utilità del mio lavoro di catalogazione di un ampio ventaglio di teorie, sforzo che, appunta ironicamente, risparmia ad altri la fatica di leggere tutti quei libri; 3) sostenendo che quando analizzo i processi sono «formidabile» (captatio benevolentiae?), ma aggiungendo che quando cerco di trarne conclusioni critiche cado nel vizio – «futile» e anche un po’ antipatico – di procedere per confutazioni, pretendendo di dimostrare che tutti sbagliano. Quindi, visto che viceversa rivendico e considero irrinunciabile il metodo della confutazione, procederò a confutare, tanto sul piano del metodo, quanto su quello della realtà di fatto, le sue argomentazioni.

Confutare è inutile, scrive Bifo, seguendo la lezione di Deleuze, perché non esistono verità da affermare né falsità da confutare, bensì solo «visioni». Ebbene, questa «visione» è esattamente il mio primo bersaglio polemico (non a caso ho scelto il sottotitolo Contro le ideologie postmoderne). Non per nostalgia nei confronti del «dia-mat» di staliniana memoria, ma per rivendicare il senso del nocciolo duro del pensiero marxiano, che non è rivisitazione della logica hegeliana, bensì comprensione storica di quella che Lukács chiamava ontologia dell’essere sociale, ovvero l’inscindibile unità di ideologia e rapporti di classe. È quanto hanno rimosso neo e postope-raisti, movimentisti e pseudoradicali di ogni risma che si fondano tutti – come Bifo – sulla stessa «utopia letale»: il mondo non si cambia aggredendo la materialità dei rapporti sociali bensì cambiando l’immaginario, ribattezzando il reale con nomi nuovi, come moltitudine, o aggiungendo qua e là il prefisso post (immaginarizzando il mondo con nuove categorie, direbbe un lacaniano).

Un esempio? Laddove io critico Negri per avere sfornato concetti privi di concreta referenza sociale, Bifo dice che questo è semmai un merito, in quanto ha osato affrontare il nemico sul suo stesso terreno, che è appunto quello della produzione immateriale (cioè della produzione allargata e continua di ideologie). Ma questo è esattamente quanto Luciano Gallino definisce la «cattura cognitiva» del capitalismo nei confronti dei propri oppositori: il capitale non si può battere sul suo stesso terreno, per il semplice fatto che il capitale non è altro che questa continua produzione di immaginario da convertire in desideri, bisogni, consumi e, quindi, merci e plusvalore (ecco perché non amo i deliri deleuziani in merito al presunto ruolo progressivo del capitale come «macchina desiderante»).

Bifo aggiunge però che Negri un errore l’ha pur fatto: dopo avere colto l’immanenza del nuo -vo che matura nel grembo del vecchio, ha tentato di trasformare l’immanenza in necessità: dallo sviluppo del general intellect alla necessità del comunismo. Critica curiosa, perché Bifo commette esattamente lo stesso errore, laddove mi rimprovera di cercare inutilmente nuove soggettività antagoniste nelle sterminate schiere di operai che i paesi in via di sviluppo sfornano a getto continuo, o nelle masse di nuovi poveri che il liberismo genera in Occidente. È vero che sono tanti, obietta, ma non hanno la forza e la compattezza necessarie a costituirli come soggetti autonomi. Dopodiché ripropone il leitmotiv dei lavoratori della conoscenza: la potenza «colata via» dal proletariato industriale, sostiene, si sarebbe trasferita nelle mani di questa sezione del lavoro «che possiede le chiavi di accesso al cuore della trasformazione produttiva». Altro che trasformazione dell’immanenza in necessità: qui siamo al diamat puro, all’identificazione dell’avanguardia con il punto più alto della contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione! In barba a tutte le analisi (ivi comprese quelle degli apologeti del lavoro autonomo!) che dimostrano la totale subordinazione di questo strato sociale al capitale: o in veste di suoi funzionari, o in quanto massa di individui in guerra fra loro, privi di consapevolezza della propria comune identità di sfruttati o, nella migliore delle ipotesi, come precari che il mercato del lavoro ha ricacciato nel terziario arretrato (dove finalmente, come sta oggi avvenendo negli Stati Uniti, iniziano a lottare come operai e non come cognitari). In breve: la composizione tecnica è qui assunta quale unico criterio distintivo (rimuovendo totalmente i dispositivi di sussunzione incorporati nella tecnosfera digitale), mentre viene del tutto ignorata la composizione politica.

Ci sarebbe altro da dire in merito alle critiche che Bifo mi fa sui temi del rapporto fra movimenti e organizzazione, ma preferisco affrontare tale argomento a partire dall’intervento di Benedetto Vecchi. Benedetto riconosce che il concetto di moltitudine è carico di aporie, ma scrive che tali aporie sarebbero risolte nel momento in cui accettassimo di concepire la moltitudine come una classe in divenire che non contempla possibilità di sintesi o rappresentazione di una figura lavorativa particolare. La moltitudine, aggiunge, è un programma di ricerca, un terreno di sperimentazione su cui procedere per tentativi ed errori, senza mai cedere – ciò di cui sembra accusarmi – alla tentazione di sfornare nuovi modelli sindacali o forme-partito ancorché eterodosse.

Gli devo dunque due precisazioni. La prima: sono d’accordo sul fatto che ci troviamo di fronte a un’articolazione complessa del corpo di classe che non si lascia ridurre a soggetto unitario (se così non fosse gran parte dei nostri problemi sarebbero risolti). Ma ciò non deve farci abdicare alla sfida teorica dell’analisi della composizione di classe, analisi che – al di là della scorciatoia moltitudinaria – consente di cogliere le gerarchie (sempre variabili in base ai contesti storico-geografici) fra strati di classe, gerarchie incarnate nelle pratiche di lotta. Ciò detto, il vero punto non è più, credo, quello della rappresentanza di una parte sociale, bensì quello della sua ricostruzione; per cui (e vengo alla seconda precisazione) la questione del partito (che, come Benedetto sa, non viene da me riproposta in forma ingenua) si pone oggi nei termini della ricerca/sperimentazione di inediti percorsi che consentano alla classe di ri-farsi partito. Ci piaccia o no, la questione della riunificazione politica della classe è ineludibile, mentre sulle forme la discussione resta aperta.

Vengo infine ad Anna Simone, che ringrazio sia per l’apertura con cui accoglie i miei stimoli critici nei confronti del movimento femminista, sia per l’intelligenza con cui li incorpora nella sua riflessione teorica, senza rinunciare alla «parzialità» del punto di vista di genere. In primo luogo, Anna rivendica in toto la storia e il ruolo del pensiero della differenza in Italia: dalla riscoperta del nesso corpo-parola alla critica nei confronti di un pensiero e una prassi comuniste «scisse» dalla sfera della sessualità, dell’amore e della vita reale.

Dopodiché accoglie e addirittura rilancia la mia riflessione sulle conseguenze dell’avere totalmente escluso dalla riflessione del movimento la dimensione dell’economico (anche se io preferirei dire dei rapporti di classe); esclusione che ha determinato, fra l’altro, sia l’incomprensione della capacità del capitale di incorporare «antro-pofagicamente» i desideri di scarto nei suoi confronti, sia quella degli effetti della femminilizza-zione del lavoro e delle mutazioni antropologiche generate dalla subordinazione della riproduzione al ciclo capitalistico – effetti che Anna sintetizza con lo slogan «o vittime o plusvalore, in mezzo niente», a significare che nel capitalismo postpatriarcale le donne sono valorizzate solo in quanto vittime da includere, tutelare e proteggere (e, aggiungerei io, come produttrici/consumatrici di bisogni da tradurre in merci e servizi). Non avrei potuto pretendere risposta migliore alla mia provocazione.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

carlo formenticomposizione di classelotta di classeoperaismo

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cronaca e riflessioni sulla mobilitazione per la Palestina a Pisa

In questi mesi Pisa, come molte altre città d’Italia, ha visto e continua a vedere un’intensa e articolata mobilitazione per la libertà della Palestina e per lo stop al genocidio. Dallo scorso autunno, sin dall’intensificarsi dell’offensiva israeliana sulla Palestina e la ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo il 7 ottobre, giovani e studentǝ della città […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“Lavender”: la macchina dell’Intelligenza Artificiale di Israele che dirige i bombardamenti a Gaza

L’esercito israeliano ha contrassegnato decine di migliaia di gazawi come sospetti per l’assassinio, utilizzando un sistema di puntamento AI con scarsa supervisione umana e una politica permissiva per i danni collaterali, rivelano +972 e Local Call.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

ELEZIONI LOCALI DEL 2024 IN TURCHIA

Riprendiamo dall’osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale questo quadro sulle elezioni a livello locale che si sono tenute in Turchia il 31 marzo 2024. Pur non condividendo l’enfasi sulla rinascita della socialdemocrazia, il testo ha il merito di fornire un panorama chiaro sulla sconfitta subita dall’AKP di Erdogan. La Turchia ha vissuto una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Uscita la legge europea sull’Intelligenza Artificiale: cosa va alle imprese e cosa ai lavoratori

Il 13 marzo 2024 è stato approvato l’Artificial Intelligence Act, la prima norma al mondo che fornisce una base giuridica complessiva sulle attività di produzione, sfruttamento e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il colore dei manganelli

Quei fatti si inseriscono in un contesto nel quale la repressione – nelle piazze, nei tribunali, nelle carceri, nei centri di detenzione per migranti – è diventata strumento ordinario di governo

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Guerre, decoupling ed elezioni negli USA. Intervista a Raffaele Sciortino

Le prospettive del conflitto sociale saranno sempre più direttamente intrecciate con le vicende geopolitiche mondiali, con l’evoluzione delle istanze che provengono da “fuori” e dunque anche con la tendenza alla guerra scaturente dall’interno delle nostre società

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Per una lettura condivisa sul tema pensionistico

All’innalzamento dell’età pensionabile va aggiunto poi un ulteriore problema: mentre gli  importi pensionistici vengono progressivamente abbassati la convenienza  del pensionamento anticipato diminuisce.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Digitalizzazione o giusta transizione?

Sfinimento delle capacità di riproduzione sociale, economia al collasso e aumento del degrado ecologico: di fronte a queste sfide per il settore agricolo non basta il capitalismo verde

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Agricoltori calabresi in rivolta, un’analisi

Ancora sulle proteste degli agricoltori, pubblichiamo questa interessante analisi sulle mobilitazioni in Calabria apparse originariamente su Addùnati il 24 gennaio.

Immagine di copertina per il post
Culture

Immagini di classe. Produzione artistica, operaismo, autonomia e femminismo

Jacopo Galimberti, Immagini di classe. Operaismo, Autonomia e produzione artistica, DeriveApprodi, Bologna 2023

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Orario di lavoro: ritornare ad agitare lo spettro di classe

La questione dell’orario di lavoro è sicuramente uno di quei temi centrali nell’annoso conflitto tra capitale e lavoro e certamente, insieme al tema del salario/reddito, uno dei più cari alla classe lavoratrice.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Se ne è andato Toni Negri: filosofo e militante

Se ne è andato all’età di 90 anni Toni Negri. Tra i maggiori filosofi italiani del ‘900, Negri è stato uno dei principali teorici dell’operaismo fin dalla sua nascita.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Diario della crisi – Lotta di classe in America

La settimana scorsa (4 ottobre) hanno scioperato per tre giorni i 75.000 operatori sanitari della Kaiser Permanente, la più importante azienda privata senza scopo di lucro del settore. È stato il più grande sciopero sanitario della storia degli Stati Uniti.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Strappiamo Tronti dalle grinfie dei salotti buoni

Quando si parla di operaismo non ci vengono in mente cattedre universitarie e convegni bensì lotte, conflitti, desiderio di libertà, rifiuto di piegare la testa. Oggi come e più di ieri.

Immagine di copertina per il post
Formazione

La politica al tramonto. Dialogo tra Adelino Zanini e Mario Tronti

Lunedì 7 agosto si è spento Mario Tronti. «Scriveva Montaigne: vorrei che la morte mi cogliesse mentre coltivo nell’orto le mie rape. Le mie rape sono i conflitti tra gli uomini, liberamente e antagonisticamente organizzati, o per conservare il mondo così com’è o per rovesciarlo dal sotto al sopra».

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La fine di un’epoca: l’attivismo sindacale nella Cina dell’inizio del XXI secolo

Abbiamo tradotto questo interessante articolo apparso sul blog Chuang che analizza senza concessioni, ma anche senza cedere alla disillusione i cicli di lotte operaie che hanno avuto luogo in Cina a cavallo dei due primi decenni del 2000.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Francia (G)rêve encore.

Milioni di persone in piazza. Conflittualità generalizzata. Obiettivi chiari e pretese alte. Le immagini e le notizie che ci giungono dalla Francia fanno sognare anche noi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Per un’analisi della prima fase del movimento contro le pensioni: ruolo dei sindacati e composizione sociale.

In Francia il 70% della popolazione e il 90% dei salariati si posizionano contro la riforma delle pensioni.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Sciopero: tra necessità e ritualità.

I sindacati di base hanno chiamato a uno sciopero che vedrà delle mobilitazioni territoriali per venerdì 2 dicembre per poi confluire in una manifestazione nazionale a Roma il giorno successivo.