La scorsa settimana il pubblico ministero Manuela Pedrotta (che assieme ai più - tristemente - noti colleghi Padalino e Rinaudo porta avanti la crociata contro i No Tav nelle aule di Tribunale) aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati, con pene comprese tra 1 anno e 4 mesi e 2 anni e 2 mesi, il tutto per una semplice iniziativa informativa che si inseriva all'interno della campagna "C'è lavoro e lavoro" lanciata dal movimento, per svelare il ruolo e i trascorsi poco limpidi delle ditte coinvolte nei lavori dell'alta velocità.
Quest'oggi il Tribunale ha sostanzialmente confermato il delirante impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura, confermando la condanna per tutti e 19 i No Tav ma ridimensionando in maniera abbastanza significativa le pene, che vanno ora dagli 8 ai 5 mesi di reclusione. Cadono i reati di resistenza a pubblico ufficiale, di ingiuria nei confronti dei rappresentanti della ditta Geovalsusa e quello di aver staccato la corrente elettrica all'interno della sede. Resta invece in piedi il concorso di reato per le restanti accuse, che fa sì che anche i No Tav rimasti all'esterno della ditta a distribuire un volantino (per i quali gli avvocati della difesa avevano chiesto l'assoluzione) siano stati oggi compresi tra le condanne. Confermato anche il ridicolo reato di danneggiamento informatico aggiunto in corso di processo, secondo cui i No Tav entrati nella ditta avrebbero manomesso alcuni pc per poterne poi prendere il controllo da remoto...
Ancora una volta, non saranno le sentenze di Tribunale a cancellare o intimidire la storia ventennale di resistenza e dignità del popolo No Tav: la sentenza di oggi è una ragione in più per essere in piazza domani a Torino, per ribadire il no ad un'opera inutile e dannosa e per sostenere i tanti No Tav condannati, indagati o tuttora sottoposti a restrizioni della propria libertà per aver lottato e resistito.
A sarà dura!
da notav.info
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