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Nicoletta e Luca scrivono dal carcere durante il Coronavirus

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Ripubblichiamo le lettere di Nicoletta e Luca Abbà apparse su notav.info rispetto alla situazione nelle carceri…

Le Vallette, 5 marzo 2020

Cara X, compagne e compagni,

anche tra queste mura il tempo passa e, sia pure ingrigita dallo smog, si annuncia la primavera: il tubare dei piccioni dal cornicione del tetto, la mattina presto; gli apprendisti-giardinieri che interrano bulbi di tulipani nei bordi della terra, lungo i muri; i germogli che fanno capolino sui cespugli di rose all’ingresso del padiglione femminile…

Ma il tema del momento è il CORANAVIRUS che, declinato qui dentro, ha i suoi risvolti particolari.

Prima di tutto le restrizioni ai colloqui con i familiari: la rinuncia ad un’ora di colloquio settimanale è controbilanciata da una telefonata straordinaria di 10 minuti (!).

Chi non rinuncia, si vede arrivare il parente debitamente mascherato (se si abbassa la mascherina, il colloquio viene immediatamente sospeso).

L’obbligo delle maschere vale anche per gli avvocati, ma i secondini circolano liberamente a viso scoperto, anche se provenienti dall’esterno.

Ma l’effetto più notevole del corona virus è l’aumento dei prezzi del “sopravitto”, cioè di tutti i prodotti che siamo costretti ad acquistare al mercato interno per integrare il vitto assai carente o per il materiale che non viene fornito gratuitamente.

Tutta la frutta e la verdura è rincarata di almeno un euro al kg, La carne (argomento che non tocca me vegetariana, ma che invece riguarda molte detenute) è aumentata di almeno un euro e cinquanta all’etto).

Il Napisan (disinfettante) costa 5,90 euro (due euro di aumento).

Su questo argomento sale lo scontento, anche perché qui non si sciala e, per la maggior parte delle detenute, il fondo-cassa personale è costituito dalle poche decine di euro che caricano i parenti o dalle “paghette” che le detenute-lavoratrici percepiscono per i servizi interni….e per qualcuna non c’è neanche quello.

Inoltre, se in tempi normali molte di noi passano qualche ora impegnate a frequentare i corsi scolastici, ora che le scuole sono sospese, non resta che camminare su e giù nel corridoio delle sezioni o chiacchierare con le vicine di cella o rimanere incollate alla tv, sospese tra telenovele o notiziari e dibattiti sul corona virus.

Per quanto mi riguarda, mi salvo leggendo, scrivendo e, quando me lo consentono, scendendo in biblioteca.

Appuntamento non ancora sospeso è quello con i nostri avvocati che mi tengono aggiornata.

Cara X, so che si avvicina il tempo in cui sapremo l’esito delle vostre richieste, il che mi tiene in agitazione, perché la mia fiducia nel sistema che ci opprime, se prima era zero, ora è sotto zero.

Davvero viviamo in tempi bui, ma la forza del nostro amore è grande: “ciascuno e tutti, o tutti o niente…”

Vi voglio liberi, care compagne e compagni….Avanti, No Tav!

Nicoletta

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Pochi giorni fa ci è stata comunicata la sospensione di permessi e licenze (per capire: è possibile trascorrere 3/4 giorni al mese a casa, previa richiesta e accettazione del magistrato di Sorveglianza) fino ad inizio aprile; e poi chissà… Inoltre sono stati limitati gli orari di uscita e rientro al solo tempo e percorso necessario per lavorare. In molti ora non lavorano a causa delle chiusure di varie attività commerciali, e rimangono tutto il giorno chiusi in sezione. Io attualmente esco tutti i giorni alle 6,30 e rientro alle 20, facendo gli spostamenti con mezzi propri (con costi notevoli) vista la limitazione di treni e autobus e il restringimento dell’orario di uscita. D’altro canto ho il “privilegio” di potermi muovermi sulle strade deserte della val di Susa e ammirare il clima da coprifuoco vigente. L’urgenza di provvedimenti, volti ad evitare contatti ed assembramenti di persone, imposta con rapida progressione sul territorio nazionale sembra viaggiare con altre velocità e modalità nell’assurdo e disumano mondo carcerario.

Nella sezione dove risiedo vige un notevole affollamento e promiscuità; per capire meglio elenco alcuni dati: sul piano dove vivo siamo in circa 40 persone in 8/9 stanze con tre bagni in comune, nella mia stanza siamo in 5 in 20 metri quadri con i letti distanti 80 centimetri fra loro. È spuntata ieri qualche mascherina qua e là tra le guardie e anche fra i detenuti, ma non esistono indicazioni e prescrizioni sanitarie; rilevano, nella guardiola di ingresso, la temperatura corporea di chi entra.

C’è da dire che, in maniera semi ufficiale, è stata fatta trapelare la possibilità di attenuazioni della misura carceraria a cui siamo sottoposti, previo esame, caso per caso, del Tribunale di sorveglianza. Abbiamo quindi provveduto, tutti quanti, a compilare i moduli chiedendo l’affidamento in prova o la concessione di arresti domiciliari, a seconda delle varie situazioni. Capiremo nei prossimi giorni quali sono le reali volontà dietro a questa opzione, e quanto non sia un tentativo di prendere tempo e allentare la tensione.

Vorrei sbagliarmi, ma sembra di fatto che stia sfumando, o quasi, la possibilità di provvedimenti generalizzati e l’applicazione di reali misure di prevenzione per la diffusione del virus. Vedremo che succede nel momento in cui potrà verificarsi un focolaio di contagio nelle carceri italiani. Potrebbe ingenerarsi un panico diffuso con le conseguenze che esso comporterebbe. Peraltro, il governo centrale, nella persona del ministro Bonafede, si sta rivelando del tutto inadeguato ad affrontare questa situazione e stiamo ancora aspettando che si faccia piena luce sui 14 morti (!) tra i carcerati durante le rivolte dei giorni scorsi. L’unica certezza è che sono volate abbondanti bastonate per punire i rivoltosi.

Non lasciamo cadere l’attenzione su questa vicenda. Amnistia e indulto sono provvedimenti, anche se non risolutivi, da caldeggiare e considerare come passi necessari per ripensare al sistema carcerario nel suo complesso. Sto seguendo con attenzione gli sviluppi e proverò ad aggiornare nel caso di novità. Ricordiamoci che, oltre all’amica e compagna Nicoletta, nel penitenziario di Torino ci sono circa 1500 detenuti.

Luca Abbà, semilibero NO TAV, domenica 15 marzo 2020

 

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