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Dal Palazzo Ducale di Urbino… GIU’ LE MANI DALLA VALSUSA!

Dopo la grande giornata di mobilitazione del 15 ottobre a Roma si rendeva necessario rilanciare l’unità delle lotta e riaffermare un diritto alla resistenza che nessuna mistificazione politico-mediatica può riuscire ad arginare. La Val di Susa risponde per prima a queste esigenze: ‘la valle che lotta e che resiste’ è tornata a ribadire con la chiamata nazionale ‘Diamoci un taglio’ il netto rifiuto al disastro ambientale ed economico che il progetto TAV porta con sé.  Le reti tagliate sono diventate simbolo di abusivismo e speculazione, in un paese in cui vengono tagliati 40 miliardi di euro a sanità, istruzione e reddito, e investiti altrettanti  40 nella realizzazione di un progetto inutile, ma finanziato con denaro pubblico.

I finanziamenti destinati alla realizzazione della Torino-Lione sono ingenti e, a dispetto di tutti i vantaggi sbandierati dai grandi partiti politici, dal PD al PDL passando per la Lega Nord,  questo progetto altro non è che un brutale asservimento di un intero territorio e della sua popolazione al profitto di pochi.

Non siamo disposti ad assistere allo sventramento di montagne piene d’amianto e alla conseguente perdita di ogni prospettiva di turismo eco-sostenibile. La realizzazione del progetto comporterà inoltre la distruzione di un intero territorio e delle peculiarità che ne hanno sempre favorito l’agricoltura, rendendo una delle più belle valli  del nostro paese un enorme cantiere a cielo aperto.

Quella del movimento No-Tav è una lotta ventennale a difesa delle future generazioni che in quella valle dovranno vivere, ma soprattutto un’opposizione collettiva ad una pratica politica autoritaria: l’imposizione di leggi, direttive e progetti. In Val di Susa ad essere messo in discussione è quindi un modello di sviluppo che passa sopra le esigenze dei territori e delle popolazioni coinvolte nella realizzazione di grandi opere. Per questo la lotta alla TAV riguarda tutti.

In Val di Susa la politica istituzionale risponde all’opposizione sociale con la militarizzazione della valle, arresti, fogli di via, perquisizioni, cariche e lacrimogeni, chiudendo di fatto ogni spazio di agibilità politica a chi decide di schierarsi e dire no. Questo lo abbiamo imparato dallo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e dalla manifestazione del 3 luglio, passando per le ricorrenti ondate repressive che hanno colpito i valsusini e i militanti impegnati nella lotta NO TAV.

Questa è la violenza che denunciamo a gran voce, la violenza ‘democratica’, quella abbellita dai giornali che all’informazione hanno sostituito la persuasione.

Per queste ragioni siamo al fianco dei valsusini, convinti ora più che mai che contro lo stupro della valle e la violenza di una politica piegata ai grandi interessi economici, resistere è giusto.

SOLIDARIETA’ ALLA VAL DI SUSA IN LOTTA!

 

Le studentesse e gli studenti di Urbino in mobilitazione

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