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Civita di Marsicovetere, dopo lo “sminamento” arrivano le nuove trivelle

Domani 15 Luglio ci sarà una manifestazione a Policoro promossa dal sindaco della città insieme ai Governatori di Puglia e Calabria contro le trivellazioni nello Ionio

La Ola (Organizzazione lucana ambientalista), ancora una volta, è costretta a documentare il “sacrificio” dei beni ambientali, paesaggistici ed archeologici della Val d’Agri per favorire le trivelle petrolifere. In località Civita di Marsicovetere è in fase di realizzazione la nuova postazione per i pozzi petroliferi “S.Elia 1″ e “Cerro Falcone 7″, a poca distanza dal perimetro del Parco nazionale Appenino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese – che sembra essere lontano anni luce da queste problematiche – ed all’interno dell’IBA Val d’Agri (Important Bird Areas) facente parte della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea. 

L’infrastruttura petrolifera avviene in un territorio ancora integro. Dovrebbe pertanto godere di particolari misure di salvaguardia unitamente ai boschi, alle sorgenti ed ai corsi d’acqua. Ma la scena è la stessa di quella del pozzo Pergola 1 di Marsiconuovo: dove c’erano pascoli e boschi si profila una nuova colata di cemento sormontata dalle trivelle, con i ruderi di un antico casale già “polverizzato” dalle ruspe nel mese di giugno 2013, per sgombrare l’area da possibili ostacoli, non solo di tipo materiale.
Questa volta i lavori sono stati preceduti da una vera e propria occupazione di tipo militare. E’ in atto un vero e proprio “sminamento “, che tiene lontani gli sguardi indiscreti dei residenti, degli escursionisti e degli operatori dell’informazione.

In un comunicato ufficiale, la compagnia mineraria rende noto di aver avviato “in data 23 giugno le attività di bonifica da residuati bellici nell’area in cui verrà realizzata la postazione sonda Sant’Elia – Cerro Falcone 7. La bonifica è espressamente prevista dalla normativa di settore ed è eseguita a scopo precauzionale. Con il termine “Bonifica bellica” si intendono – specifica la compagnia mineraria – tutte le attività finalizzate alla ricerca, disinnesco e/o rimozione di eventuali ordigni e residuati bellici di qualsiasi natura, in aree interessate da lavori di costruzione.Nel dettaglio, le operazioni avranno una durata di circa 3 settimane durante le quali verrà eseguita una bonifica superficiale (fino alla profondità di 1 metro dal piano di campagna) e una successiva bonifica in profondità (fino a 5 metri dal piano di campagna) tramite l’utilizzo di un apposito apparato rilevatore. Eni conferma che le operazioni non comportano alcun rischio per la salute dei cittadini e che tutte le attività sono condotte nel massimo rispetto per l’ambiente”.

Le ruspe sono già entrate nell’area ai piedi dell’antica collina fortificata della Civita di Marsicovetere, dove si stanno ultimando, ad opera di ditte specializzate, le operazioni di “sminamento”. E’ visibile la “gruviera” di buche per la ricerca di ordigni bellici, in un’area che potrebbe invece serbare sorprese di tipo archeologico, considerata la vicinanza ad altri importanti siti, ancora poco indagati e studiati. Su questo aspetto non si conoscono rapporti o altre relazioni degli enti a ciò deputati, che documentino tale evenienza durante la fase preliminare dei lavori.

Prima di effettuare lo “sminamento”, sono arrivate le motoseghe per “ripulire” l’area dalla vegetazione, facendo a pezzi gli alberi situati ai margini dell’ampia area della postazione petrolifera, autorizzata dalla Regione Basilicata ad Aprile 2015 con parere VIA e di incidenza positivo, mentre il Comune di Marsicovetere, per facilitare il passaggio dei mezzi pesanti ed i tir delle ditte petrolifere, ha autorizzato nel mese di Febbraio 2015 i lavori di adeguamento della piccola e tortuosa strada di montagna che attraversa l’area della sorgente Copone ed altre località turistiche del parco nazionale dell’Appenino Lucano.
Le querce millenarie – è scritto nella delibera regionale VIA – dovranno essere spostate secondo una prescrizione della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Paesaggistici della Basilicata la quale però aveva espresso in origine netta contrarietà alle infrastrutture petrolifere in località Civita.

Ma le “sentinelle” della Civita di Marsicovetere sono state destinate a “fare ombra” alle automobili delle maestranze ed ai mezzi delle ditte petrolifere, nel parcheggio adiacente. Siamo curiosi di verificare i risultati di tale operazione di spostamento dei giganti vegetali. Ma sul taglio della vegetazione, e dunque anche delle querce secolari, graverebbe l’autorizzazione già rilasciata dall’ufficio regionale foreste dell’assessorato regionale agricoltura rilasciata nel mese di ottobre 2014. Riteniamo più probabile dunque che esse finiscano per essere trasformate in tavole o legna da ardere, come tutti gli alberi che ricoprono la superficie dei 22.000 mq da trasformare in servitù industriale.

Ma l’opera di maquillages per l’approntamento della postazione, già presidiata notte e giorno dal personale della vigilanza privata, prevede anche l’allocazione di brecciolino verde, di siepi di mascheramento con scarpate verdi ed ecologiche. Aspetti questi, nonostante tutto – riteniamo – “marginali” rispetto a problematiche più gravi ed importanti, considerati i possibili impatti ed i rischi ambientali dovuti alla perforazione dei pozzi esplorativi che insistono su bacini idrici caratterizzati da delicati equilibri.

Preoccupa la realizzazione di vasche per i reflui e per i fanghi, il traffico di autobotti carichi di liquidi potenzialmente contaminanti su strade di montagna, ed i tubi di allacciamento con il limitrofo oleodotto che dovrà portare in futuro il greggio estratto al centro olio Val d’Agri a Viggiano. Opere che potrebbero arrecare rischi ben più gravi per il sistema idrico e per i suoli.
Non è chiaro, inoltre, il perché, dopo aver realizzato la postazione per gli stessi pozzi Cerro Falcone 7 e S.Elia 1 più a monte, in località Case Marinelli di Marsicovetere, la compagnia mineraria abbia poi deciso di ricollocare gli stessi più a valle, in località Civita, duplicando non solo la postazione petrolifera ma anche gli impatti in un’area che coinvolge l’idrostruttura del torrente Molinara, tributario del fiume Agri, le cui acque servono tra l’altro il locale acquedotto comunale.

A queste interrogativi rivolti agli uffici regionali non sono seguite le risposte auspicate, permanendo i dubbi circa quanto accaduto nella località “Case Marinelli” e sul motivo della ri-allocazione dei pozzi petroliferi S.Elia 1 e CF 7 in località Civita.
La Ola testimonierà queste nuove vicende, per garantire il diritto di cronaca e la conoscenza da parte dei cittadini su quanto continua ad accadere in Val d’Agri.

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