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Bene, pericolo nube radioattiva scampato…(?)

Lo dicono le analisi di spettrometria, con i loro 29 rilevatori geiger disseminati nell’arco alpino per capirci vicino alle centrali francesi e svizzeri. Del resto nessuno si aspettava un esito diverso,sapevamo che per questa volta tutto è andato bene, ma questo innocuo passaggio fa ben pensare su cosa voglia dire avere oltre le Alpi impianti nucleari soggetti ad incidenti che possono liberare nell’aria quella terribile radioattività che la tragedia giapponese ci ha fatto ricordare.

Non è una questione di cavalcare l’onda di quello che è successo oltre oceano, nemmeno un voler creare un inutile all’allarmismo, ma semplicemente guardare alla pura e semplice realtà. Proprio di fronte a questa realtà troviamo la conferma di quanto sia scellerata la volontà del governo nell’imporre il ritorno del nucleare in Italia.

In questi giorni,anche se con diverso rilievo negli organi di informazione,mentre tutti guardavamo le immagini provenienti dai reattori di Fukushima,, qualcuno continuava a sostenere che vista la localizzazione di impianti oltre alpe, non si vede la motivazione per cui non dovremmo costruire centrali nel bel paese,come dire:”tanto meglio rischiare in prima persona.”

Salvo poi, esser contenti che quello che ci è passato sulla testa non aveva una radioattività rischiosa,ma c’è sempre e comunque una solita frase ricorrente:” Il nucleare ce l’ hanno tutti perché l’Italia no?”

Bene,non è vero che tutti ce l’hanno: ci sono assenze significative come quella dell’Australia,che guarda caso è il secondo produttore di uranio nel mondo, ma ha deciso di rimanerne fuori; se guardiamo oltre le Alpi,hai nostri confini l’Austria non ha centrali nucleari, nella restante Europa si aggiungono poi la Polonia,Norvegia,Grecia e Portogallo. Sottolineiamo ancora che tante nazioni, pur figurando nei paesi nucleari,si sono tenute fuori da questa tecnologia: infatti hanno 1 o 2 impianti vecchi e mal funzionanti, tant’è vero che i 380 reattori dei 440 funzionanti nel mondo,ossia l’86%, sono concentrati in sole 12 nazioni.

Questa è un’ennesima risposta ai tanti luoghi comuni, che di tanto in tanto escono da quelle bocche che analizzano il quadro solo da un punto di vista qualunquista, continuando a perseverare nel giochetto delle solite speculazioni, che ogni volta che si parla di milioni di euro,entrano in gioco. Però non sono solo i milioni di euro,di cui parlavamo prima,ad essere minacciati, ma la nostra vita, la nostra salute e quella dell’ambiente; non sono frasi fatte, ma è la dura realtà, fatta di dati e numeri che continuano a dar torto a chi dice: ”le centrali sono sicure.”

Invece diversi sono gli esempi di un altro modo di intendere le forme di energia a cui rivolgere lo sguardo, e sono sempre le solite: l’energie rinnovabili. Anch’esse però non devono essere lasciate nelle mani delle solite lobby che ben conosciamo, asservite ai soliti interessi politici ed economici fatti per la solita energia padrona,volta al centralismo energetico. Ma dobbiamo pretendere una ripubblicizzazione dell’energia ed una gestione partecipata, in modo tale da riuscire finalmente ad essere alternativi al modello che fin qui l’ha fatto da padrone.

Anche in questo senso tocca a noi essere partecipi e presenti nel difendere il nostro futuro,e proprio da questo punto di vista nei prossimi mesi si daranno molte iniziative a carattere regionale,contro il nucleare, per la difesa dell’acqua pubblica e dei beni comuni, in primis la manifestazione a Roma di sabato 26 marzo.

Alla quale il Coordinamento Antinucleare salute,ambiente,energia darà il suo contributo, invitando tutti e tutte a partecipare ad una tappa importante della lotta contro gli interessi dei soliti noti ai danni di molti. Coscienti di quanto sia importante questa giornata e di come si dovrà continuare con il produrre momenti di controinformazione e di iniziative di lotta,volte ad impedire la rinascita dell’energia dell’atomo in Italia e non solo.

Coordinamento Antinucleare salute,ambiente,energia

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