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Modena: tra nuovo cemento e ferocia sociale

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Intensa giornata quella vissuta lunedì a Modena. Nella poca luce mattutina di un freddo lunedì di gennaio il Comitato per il Diritto all’Abitare si è dato appuntamento in via Scarpa, nel
centro cittadino, per impedire il sesto tentativo di sfratto ai danni di Fatima, donna con quattro figli a carico.
Il presidio ha ingrossato le sue fila quando numerose famiglie e solidali sono accorsi in aiuto di chi si trova, certamente non per propria colpa, a vivere nella ‘capitale italiana degli sfratti’.
Appena sopraggiunti ufficiale giudiziario e forze dell’ordine (con annessa camionetta di celere) è partita una resistenza determinata e compatta che ha impedito l’esecuzione della procedura e ha permesso a queste indesiderate presenze di tornarsene, con la coda tra le gambe, da dove erano venuti.

Per una cronaca di quella mattina vedere qua. www.senzaquartiere.org/solo-la-lotta-paga-fatima-non-esce-di-casa/

 

Il giorno stesso, alla sera, alle 20 e 30 di quella stessa giornata, nel quartiere Vaciglio Morane, sul quale dovrebbe essere costruito un nuovo comparto abitativo composto da circa 800 appartamenti in un terreno agricolo e vergine, si tiene un incontro organizzato dall’amministrazione locale a guida Pd. Un’iniziativa, arricchita dalla presenza del sindaco Giancarlo Muzzarelli, nella quale avrebbero trovato risposte le osservazione che cittadini, tecnici e comitati locali avevano presentato come critica al progetto negli ultimi mesi. Il clima era particolarmente teso, anche nel quartiere nel quale all’ultimo referendum costituzionale prevalse il Sì si percepiva fin da subito che sarebbe tirata una brutta aria per l’amministrazione (nonostante molti terreni subiscano l’impermeabilizzazione del cemento, le infiltrazioni di umidità, si sa, minano anche le più solide fondamenta). Residenti e comitati cittadini, primo fra tutti il comitato #mobastacemento, da giugno scorso avevano iniziato a esprimere notevoli perplessità sull’inadeguatezza di un progetto antiquato di ben dieci anni e rimaneggiato ultimamente dopo innumerevoli cori di indignazione a carattere ambientale, strutturale ed economico. Tematiche, queste ultime, approfondite anche due settimane fa all’interno dell’ex Cinema Cavour occupato in cui, partendo dalla critica alla nuova legge urbanistica regionale, alla presenza di esperti urbanisti, tecnici di Legambiente e appartenenti ai comitati cittadini, si sono tirate le fila di un discorso estremamente complesso come quello che intreccia la privatizzazione dello spazio pubblico, la cementificazione selvaggia e il consumo di suolo. Con la classica arroganza della classe politica nostrana, è stato dichiarato ufficialmente, nonostante la chiara e motivata contrarietà delle più di 300 persone presenti, che i lavori inizieranno, con tutti i ringraziamenti delle cooperative di costruzione prima fra tutte la CMB. Da notare come contrariamente ad altri periodi della storia cittadina la giunta non si sia neppure premurata di farsi scortare dai soliti fidati “sostenitori-a-prescindere” i quali si potevano contare sulle dita di una mano: segno che per il Pd i tempi dei tentativi di mostrarsi come forza legittima nei territori amministrati sono passati per far spazio ad altri metodi.

A incontro terminato un nutrito corteo si è mosso verso il vicino terreno sul quale, per ora solo sulla carta, verranno edificate le nuove palazzine, lasciando uno striscione ‘Stop al consumo di suolo’. Qua il comunicato di #mobastacemento www.facebook.com/mobastacemento/posts/180187959380968 

 

Viviamo in una strana regione, in cui le inchieste e i processi per mafia (vedi Aemilia) osservano mani sporche legate a doppio filo con la politica locale (vedi i legami di Del Rio con i Cutresi) o l’imprenditoria modenese (i casi dell’impresa Bianchini Costruzioni di San Felice sul Panaro e della Cpl Concordia sono solo un’esempio).

Siamo in una regione nella quale, dopo il decreto Sblocca Italia e con l’approvazione della nuova legge urbanistica, passata grazie alla maggioranza PD e all’astensione di Forza Italia, non vi sono più vincoli di fatto al consumo di territorio.

 

Grandi progetti edili stanno per essere inaugurati in pompa magna in questa città (vedi la presenza di Gentiloni nel quartiere Sacca https://video.gelocal.it/gazzettadimodena/locale/modena-gentiloni-in-visita-per-il-rilancio-della-sacca/90585/91170), con un disegno urbano che sarà fortemente messo in discussione da qualsiasi angolo della cartina topografica, pensiamo solo al progetto di riqualificazione urbana delle periferie, con le promesse di “rigenerazione” e di “sicurezza” a farla da padrone. Noi alle promesse di questa classe politica non crediamo, peraltro rispetto a soluzioni con non tengono in considerazione le problematiche sociali esistenti (precarietà lavorativa e di inclusione sociale, decenni di abbandono del territorio da parte istituzionale, mancanze di prospettive e di investimenti utili a produrre ricchezza sociale condivisa) e che si vorrebbero risolte a colpi di scavatrice e betoniera.

 

Siamo in una città che si trova a fare i conti il mostro generato da decenni di produzione intensiva industriale: l’inquinamento. Con un’aria ormai irrespirabile e un incidenza tumorale elevata, ma l’amministrazione cittadina ci tiene a sottolineare come non esista nessun problema di carattere ambientale e per la salute pubblica e come tutto sommato qua da noi “si stia meglio che da altre parti”, prendendosi le giuste e meritate offese da parte dei 300 presenti in sala lunedì sera. Per non parlare di quello che sta accadendo da più di due anni nel comparto carni e nella distribuzione delle merci che qui, che stanno finalmente sconvolgendo un tessuto produttivo locale tanto marcio quanto avido:

https://www.infoaut.org/segnalazioni/pastorale-emiliana

 

https://www.infoaut.org/approfondimenti/pastorale-emiliana-2-la-vendetta

 

https://www.infoaut.org/precariato-sociale/cronaca-di-un-venerdi-nero-a-modena

 

Un distacco netto fra chi vive la città e chi l’amministra, la governa, sta avendo una fortissima accelerazione negli ultimi anni, anche qua nel centro del modello emiliano, caratterizzato decenni fa da una redistribuzione e da un patto di coesione sociale ormai definitivamente rotto. Praterie si aprono davanti a noi, all’interno delle quali non possiamo non considerare come vari attori stiano tessendo le proprie fila, pensiamo ai movimenti della peggior destra xenofoba e razzista, oppure pensiamo a chi oggi vorrebbe riproporre cammini e percorsi riformisti che pur nella loro apparente virtuosità celano a nostro avviso un errore di analisi importante, un mutamento sociale influenzato da macroelementi provenienti dall’attuale conformazione politica europea, troppe volte non considerato non tanto per incapacità (non ci azzarderemmo mai a banalizzare in questo modo), quanto, e forse è ancora più grave, per non interpretare le caratteristiche e i movimenti che delineano, perdonateci la schiettezza, i comportamenti di classe.

La prossima tornata elettorale è vicina e dal balcone i prossimi concorrenti hanno già iniziato a lanciare le proprie brioches. 

 

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