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Sei art. 18 per il collettivo Anillo del Fuego

Un anno fa circa, alla vigilia della faraonica visita del pastore tedesco, già membro volontario delle Hitlerjugend, papa Ratzinger, nella città di Palermo, che da qualche mese aveva accolto il suo primo pride, si scatenò un delirante dispositivo di “sicurezza” che si premurò di tentare di censurare qualunque espressione, non tanto di scontento ma anche solo di scarso entusiasmo. Il tutto si è rivelato a tratti comicamente grottesco per l’incapacità mostrata ma non per questo meno inquietante per le dinamiche di controllo che si è tentato di mettere in atto da parte dell’apparato poliziesco. E così abbiamo avuto striscioni strappati dalle case di privati cittadini, intimidazioni varie fino al raid alla fumetteria Altroquando rea di aver esposto un cartello con la scritta “I love Milingo”.

In questo quadro il primo d’ottobre è avvenuto uno dei tanti episodi che caratterizzarono quel periodo. L’allora neonato collettivo femminista anillo de fuego pensò di esporre, dal palazzo che ospita il giornale di sicilia, degli striscioni in polemica con le spese esorbitanti che una città carente in tutto come Palermo stava affrontando per ospitare questo papa. Un’iniziativa che in qualsiasi altro momento si sarebbe svolta tranquillamente ma che nel fervore papista di quei giorni s’è tramutata in sedizione. E così immediatamente sul luogo si sono materializzate due volanti di polizia (non chiamate da nessuno dal momento che nessuno aveva avuto nulla da reclamare per l’iniziativa e che anzi gli abitanti dello stabile da cui erano stati calati gli striscioni avevano dato una mano) e quindi successivamente il tentativo, goffamente fallito, da parte dei poliziotti così giunti di impedire la manifestazione.
Ad un anno da questi fatti sono giunti per alcuni dei presenti a quella giornata degli “avvisi di richiesta di proroga del termine della indagini preliminari” per adunata sediziosa e qualche altro fantasioso reato ripescato tra le scorie fasciste e pre-fasciste presenti nel TULPS. Un gesto puramente intimidatorio a fronte di un impianto accusatorio verosimilmente nullo. Un gesto che ha fallito miseramente il suo obiettivo e che anzi ci da la conferma che quanto fatto in quei giorni era la cosa giusta da fare.

Collettivo Anillo de Fuego!

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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