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Amaiur: l’unica vera anomalia nelle elezioni spagnole

Se da una parte vediamo, nei risultati delle elezioni spagnole, uno specchio fedele della storia che si ripete, dall’altra vi è un elemento di analisi interessante: il numero di voti ottenuto dalla coalizione basca Amaiur, formata dalla sinistra abertzale, Eusko Alkartasuna e da Aralar.

Due immagini, quella spagnola e quella basca, completamente diverse tra loro. Una erede di un sistema che si autoalimenta da decenni, l’altra un’anomalia frutto degli ultimi passaggi politici che rappresentano un continuum all’interno del panorama politico basco.

I risultati delle elezioni spagnole che hanno visto Amaiur come quinta forza politica all’interno dello Stato spagnolo e seconda forza- con un piccolo scarto di voti dal Partito Popolare- all’interno delle 4 province basche sotto amministrazione spagnola, sono state frutto di alcuni passi decisivi come le ultime elezioni amministrative nella Comunità Autonoma Basca, che ha visto la vittoria della coalizione Bildu, o come la dichiarazione della fine della lotta armata dell’ETA.

Con più di 333 mila voti Amaiur è quindi la prima forza a livello di seggi (7) nei quattro territori baschi in ambito spagnolo, mentre è la seconda più votata dopo il PP-UPN. Il grande successo della coalizione Amaiur non avrà tanto effetti in Parlamento dove i 7 rappresentanti risulteranno dispersi tra altri 350 perdendo così ogni tipo di forza politica in quella sede, bensì ne avrà all’interno del panorama politico basco e nella relazione di forze politiche che si presentano al suo interno.

PP-UPN e PSOE perdendo voti nelle 4 province basche, danno inoltre spunto a una riflessione che parte dall’attuale situazione politica basca: a partire dal processo di risoluzione del conflitto, come il PP e il PSOE stanno affrontando i cambiamenti che si stanno producendo a livello politico e sociale in Euskal Herria? I risultati delle elezioni spagnole contestualizzate alla questione basca, e la conseguente perdita di voti per i partiti storicamente maggioritari, rappresentano probabilmente già una prima risposta. Ancora una volta la strategia della sinistra indipendentista, nella priorità dell’unione delle forze politiche, sembra dare i suoi frutti, dimostrando come i cittadini e le cittadine basche siano disposte a scommettere, dando il via una nuova fase politica.

Sicuramente le elezioni di Madrid non sono mai state storicamente cruciali per i Paesi Baschi, né possono essere sintomatiche di forme d’azioni politiche atte a risolvere un conflitto di grande portata come quello basco. Ma con altrettanta sicurezza possiamo dire che queste sono servite a chiarire per certi versi il panorama politico e sociale dei Paesi Baschi, ad indicare la volontà di gran parte della popolazione basca dentro un contesto in rapido mutamento. All’indomani delle elezioni quindi rimangono i progetti politici realizzabili in base all’appoggio sociale che hanno, e a Mariano Rajoy che tra poco riceverà a tutti gli effetti l’incarico, oltre alla crisi economica si troverà a fare i conti con la “crisi territoriale”.

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