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Matteo Renzi, non siamo tuoi follower‏

Forte e chiaro il messaggio lanciato dalle mobilitazioni di solidarietà Notav al neo nominato governo Renzi e al suo mentore Giorgio Napolitano. Nel giorno della #voltabuona, mentre si insediava il primo consiglio dei ministri presieduto dall’ex sindaco di Firenze, decine di migliaia di persone invadevano le strade di numerose città ribadendo la propria contrarietà ad un’opera invasiva, costosa e inutile.

All’interno della compagine renziana, nel nome della continuità, è stato confermato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che avrà il compito di proseguire con i lavori di devastazione della Valsusa e di cementificazione di Milano, a sostegno di un modello di sviluppo che usa grandi opere e grandi eventi come volano per nuovi profitti e conseguente consumo di suolo. Inoltre il signor Lupi è anche il titolare del dicastero che si dovrebbe occupare di mobilità e politiche abitative, questioni sulle quali ha già dimostrato di avere un atteggiamento ideologico, anche lì tutto orientato a favorire le lobbies finanziarie e i signori del cemento.

Vale anche per lui il monito lanciato nella giornata di sabato 22 febbraio dagli uomini e dalle donne che si battono contro austerity e precarietà, che vogliono decidere del loro presente e del futuro dei loro territori. Un segnale già portato fin sotto il suo ministero dopo le giornate del 18 e 19 ottobre, ribadito nell’incontro del 22 e ancor più forte con l’assedio della conferenza stato-regioni del 31 ottobre. Mentre il ministro continua ad essere inadempiente, per quella manifestazione di legittima rabbia 17 attivisti sono costretti a misure restrittive dal 13 febbraio.

I dati che riguardano sfratti ed emergenza abitativa fanno il paio con il disastro nel trasporto pubblico che quotidianamente penalizza lavoratori e utenti, i pendolari soprattutto. Eppure Lupi viene riconfermato e va a fare asse con altri dicasteri significativi, l’accoppiata Confindustria/Coop nella gestione della futura riforma del lavoro è infatti perfettamente in comunione di spirito con quanto prodotto finora dalle Infrastrutture.

Leggiamo perciò la mobilitazione del 22 febbraio come apertura della nuova sollevazione di primavera e non ci poteva essere spinta migliore. Ancora una volta la composizione meticcia che ha caratterizzato i cortei e le varie iniziative ha fatto la differenza, insieme ad una chiarezza di obiettivi e di pratiche è evidente il rigetto di ogni processo di criminalizzazione dei movimenti sociali. Con questa consapevolezza è possibile guardare verso le prossime mobilitazioni con maggior convinzione e per nulla intimoriti dai provvedimenti repressivi che vengono posti in essere.

Ci vediamo in città!

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