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Comunicato sulle affermazioni di Calzolari sulle lotte dei facchini

Con stupore scopriamo che il pacioso Giampiero Calzolari, nonché numero uno dei cooperatori bolognesi, nell’assemblea di fine anno dice che gli ribolle il sangue quando legge gli striscioni portati in piazza dai facchini  che sostengono che la lega coop è uguale alla mafia. Sicuramente la fantasia dei lavoratori alcune volte riduce, semplifica il proprio modo di  percepire la realtà e alcuni fatti e noi come sindacato abbiamo anche il compito di correggere eventuali errori di interpretazione.
La Granarolo non uccide i facchini e li butta nei blocchi di cemento, si limita a permettere alle cooperative a cui subappalta il lavoro a far vivere negli stenti migliaia di lavoratori  in casa propria permettendo un sistema di sfruttamento e di controllo dei lavoratori come avveniva nell’ottocento: un salario di 570 euro per 10-12 ore di lavoro al giorno e quando questi si ribellano, come  schiavi di questo sistema, il Calzolari ha ordinato  il loro licenziamento (una morte,  in tempi più lunghi, per fame dei facchini e delle loro famiglie).
Il sindacato che noi rappresentiamo sarebbe eversivo?  E’ovvio che sia così per il focoso signore delle coop,  al quale ribolle il sangue nel momento che un sindacato degno di questo nome mette in discussione il pacifico svolgersi di questo supersfruttamento che avveniva nella totale indifferenza di CGIL,CISL e UIL: tutto ciò è eversivo, perché intralcia gli affari dei suoi “soci” che vorrebbero continuare, in tranquillità, a fare profitti sulla pelle dei lavoratori.
Un paragone con la mafia è improprio? Anche il numero 1 dei soci controlla il territorio della città con il proprio peso economico ed influenza sui politici e le istituzioni cittadine e nel silenzio più assoluto vuol continuare a fare affari senza che nessuno intralci i suoi interessi.
I lavoratori che si difendono contro i licenziamenti possono essere accusati di essere eversori? Si,  se si intende che  vogliono attaccare questo ”baluardo della vita (sua) e del confronto democratico (dove lui fa tranquillamente questi sporchi affari) “.
E che dire del fatto che questi signori ed i loro compagni di merende firmano un accordo in prefettura che prevedeva l’inserimento di 23 lavoratori nelle aziende entro la fine di ottobre, l’apertura, al primo di novembre, di un confronto per l’inserimento degli altri 28 che erano rimasti fuori e ad oggi solo 9 lavoratori su 51 sono stati reinseriti?
A noi che non ribolle  il sangue  osservando che il “numero uno” ha paura della nostra azione,  continuiamo ad andare avanti  fino a che tutti i facchini saranno reinseriti nelle aziende. 
17 dicembre 2013.
S.I.Cobas Nazionale

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