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Anonymous non da tregua a Vitrociset

 

 

Sono state giornate frenetiche, avvicendatesi tra chat, blog e darknet, quelle intercorse tra la «dissociazione» di Anonymous dall’attacco al CNAIPIC e l’ormai noto defacciamento del sito di Vitrociset che tanta risonanza ha avuto sia nelle blogosfera nazionale sia nei maggiori organi di informazione (che hanno ripresa la notizia solo 48 ore dopo).

 

Il primo atto va in scena venerdì 29 luglio. Qualcuno prende il controllo del blog ufficiale di Anonymous Italia cancellandone tutti i contenuti in esso presenti. Sulla bacheca rimangono solo alcuni frammenti di conversazione estrapolati dalla chat che è da sempre luogo di incontro degli hacktivisti. Le parole riportate sembrerebbero indicare un coinvolgimento del network degli anonimi italiani nell’attacco al CNAIPIC. Ma “medium is the message” ed il significato è chiaro. L’intenzione è quella di smentire il comunicato diramato mercoledì 27 agosto con cui Anonymous prendeva le distanze dall’attacco al Centro Nazionale Anticrimine Infromatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche. Se poi questa smentita arrivi dall’interno della comunità di Anonymous o per opera di un attore esterno non ci è dato saperlo. Comunque sia andata l’obbiettivo viene pienamente raggiunto: Anonymous Italia e LulzSec nel loro canale di chat indicano come loro nuovo blog lo stesso in cui stanno continuando le pubblicazioni dei leak del CNAIPIC. L’assunzione di responsabilità (diretta o indiretta) sembra essere confermata.

 

Breve intervallo e sabato 30 luglio ricominciano le danze. Intorno alle ore 16 viene violata la pagina web di Vitrociset, multinazionale italiana operante nei settori di difesa, trasporto, spazio e sicurezza. Al posto dei progetti di homeland security commercializzati dall’azienda romana, campeggia per circa un’ora un comunicato beffardo, recante in calce la firma di Anonymous e LulzSec. «Una piccola scorribanda» dicono le due sigle dell’hacktivismo nostrano. Un’azione volta a mettere in evidenza la scarsa competenza ed affidabilità di un’azienda che dovrebbe garantire l’operatività e la sicurezza di infrastrutture come EDA, il network interpolizie di sua proprietà.

 

A fare da corollario a questa vicenda una fugace battaglia scatenatasi su Wikipedia. Nelle ore immediatamente successive all’attacco alla voce Vitrociset dell’enciclopedia on-line fa mostra di se anche la notizia della violazione subita dall’azienda. Notizia più volte cancellata da un indirizzo IP facente riferimento proprio a Vitrociset. Una tira e molla durato qualche ora e terminato con la definitiva registrazione di quanto avvenuto sabato 30 luglio.

 

Oltre al defacciamento della pagina vengono anche rilasciati account e dati personali appartenenti a dipendenti e consulenti di Vitrociset. Poi il colpo di scena finale. Il sito, rimasto off-line per 72 ore, torna ad essere raggiungibile. Ma solo per una manciata di ore. Nella notte fra il 2 ed il 3 agosto Anonymous e LulzSec lo defacciano nuovamente lasciando un messaggio che ha un tono a metà tra la burla e la sfida «Ehi Vitrociset! Ma ci siete o ci fate? CI SONO ANCORA FALLE NEI VOSTRI SISTEMI!!» .

 

Una pessima pubblicità per l’azienda di Eoarda Wessellosky e per i suoi «alti standard di sicurezza ed affidabilità». Che va ad aggiungersi ad altre grane collezionate negli ultimi tempi.

 

Infatti, nonostante nel suo ultimo comunicato la società abbia genericamente parlato di dati positivi registrati nel semestrale, il suo bilancio 2010 è in rosso. A fronte di 170 milioni di euro di fatturato ne sono stati registrati circa 60 di perdite con conseguente cassa integrazione per 170 dei suoi 700 dipendenti (a tutt’oggi è aperta una vertenza sindacale in merito). Una brutta gatta da pelare per il nuovo amministratore delegato Antonio Bontempi, il cui insediamento, avvenuto a marzo di quest’anno, ha chiuso l’era di Tommaso Pompei, l’uomo che aveva guidato l’acquisizione di EDA e fatto entrare Vitrociset nella cordata CAI. Bontempi (il cui ultimo incarico risale a diversi anni fa come viceamministratore delegato di Alenia Marconi Systems, gruppo di Finmeccanica poi ribattezzato con il nuovo nome di Selex Sistemi Integrati) viene eletto per adempiere ad un chiaro mandato: quotare Vitrociset in borsa o venderne fondi e quote significative. Opzioni ambedue impossibilitate tanto dalla critica situazione economica profilatasi negli ultimi tempi quanto dall’interventismo della famiglia Crociani che sembra aver bloccato ogni interesse della comunità finanziaria.

 

Oltre a questo c’è da rilevare come i progetti di “Homeland Security” (commercializzazione e commesse di progetti per la “sicurezza nazionale”) di Vitrociset si trovino di fatto ad affrontare la concorrenza di Finmeccanica.

 

Il gruppo guidato da Guaraglino per diversi anni controlla un pezzo consistente dell’azienda nata nel 1992 dalla fusione di VitroSelenia e Ciset. Nel 2008 ne sostiene anche una prima ipotesi di ricapitalizzazione attraverso una robusta iniezione di liquidità (circa 70 milioni di euro). Poi con un colpo di teatro inatteso (conseguenza dell’ingresso di Vitrociset nella cordata CAI) decide di farsi da parte. Con la scelta di Finmeccanica di non esercitare i diritti di opzione sulla sua quota, detenuta attraverso la Selex Sistemi Integrati, l’intera ricapitalizzazione viene sottoscritta dalla famiglia Crociani.

 

Così mentre Vitrociset si assicura il controllo di EDA per una cifra ridicola (28 milioni di euro) la quota di Finmeccanica scende dal 10% al 1,5%. Da qui la scelta di intraprendere una propria strada.

È Selex Communications a tracciare la via cominciando ad implementare una rete radiomobile nazionale basata sullo standard TETRA in Veneto, Emilia Romagna, Basilicata, Campania, Calabria e parte del Piemonte nell’ambito del «Programma Interpolizie per una rete nazionale delle Forze di Polizia». L’ultima commessa vinta dal gruppo di Finmeccanica risale al 25 maggio di quest’anno. 20 milioni di euro sborsati dalla Lombardia per la creazioni di una centrale interforze di Protezione Civile in vista dell’expo 2015.

 

Uno slancio che sembra acquistare maggior vigore quando il 28 marzo 2011 il consiglio di amministrazione di Finmeccanica da il via alla fusione di due delle sue maggiori società nel settore dell’elettronica per la difesa e la sicurezza. Così il primo giugno dall’unione tra Selex Communications e Elsag Datamag – azienda sui cui server, lo segnaliamo per dovere di cronaca, pende quella che è al momento l’unica ipotesi investigativa in relazione all’incursione al CNAIPIC – nasce Selex Elsag. Oltre a mettere in atto la consueta sforbiciata al personale con 650 dipendenti su 7000 in cassa integrazione, l”operazione ha l’obbiettivo di «creare un centro di competenza […] nel settore dell’ICT, della Sicurezza,dell’Automazione e delle telecomunicazioni». Insomma un nuovo polo del gruppo che andrà ad affiancarsi agli altri già esistenti. Ivi compreso ovviamente Selex Sistemi Integrati che opera nell’ambito dei grandi sistemi per la Difesa e l’Homeland Security.

 

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