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Stretta del Governo sui data retention

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Potrebbe essere triplicato il tempo di permanenza, nei provider delle aziende, dei dati telefonici e telematici.

 

È di qualche giorno fa la notizia che il parlamento sta per approvare un emendamento, inserito in una legge sul recepimento delle normative comunitarie, che prevede l’allungamento dei tempi a disposizione delle autorità giudiziarie per accedere ai tabulati telefonici e alle informazioni di navigazione sul web. Si passerebbe da due a sei anni, è questo quello che viene prospettato dall’emendamento firmato da alcuni deputati del partito democratico. Le motivazioni sempre le stesse: lotta al terrorismo. I tempi sono più del doppio della media europea e in questo modo le aziende hanno la possibilità (e l’obbligo) di tenere le nostre informazioni a disposizione di governo e magistratura per un tempo talmente lungo che si potrebbe operare un’azione di profilatura perfetta e precisa per tutti i soggetti che, in base a criteri di pericolosità tutta da verificare, lo rendono “necessario”. Parliamo di dati che riguardano i mittenti di una telefonata, la sua durata, la cella telefonica. Per quanto riguarda invece la navigazione, data e ora di connessione e indirizzi IP. Tra l’altro questi dati già adesso vengono acquisiti in maniera indiscriminata anche solo attraverso il decreto di un pm.
In più la norma dà specifiche sui reati per cui può essere utilizzata la data retention, nonostante questo, gli operatori dovranno conservare tutto per il tempo stabilito dal nuovo emendamento.

Se da un lato i mesi di campagne mediatiche governativa sulla cyber security hanno dato la misura di quanto i politici nostrani tengano alla difesa dei confini informatici; dall’altro non si fanno problemi a dare in pasto a multinazionali della comunicazione e tribunali i dati dei comuni mortali.
Sembra sempre più chiaro a questo punto che gli unici confini che vogliono difendere sono quelli dei loro sporchi affari, con un controllo capillare e indiscriminato.

 

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